United 93

11 settembre 2001: mentre tre aerei colpiscono le Torri Gemelle e il Pentagono, un quarto viene dirottato da un altro gruppo di terroristi. Momenti molto efficaci, ma anche scelte discutibili nel film di Paul Greengrass

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E’ troppo presto? Era questo l’interrogativo che si sono posti i mezzi di informazione e gli spettatori americani di fronte a questa pellicola, la prima ad affrontare direttamente i drammatici fatti dell’11 settembre. La questione, in realtà, non ha francamente ragione d’essere, almeno per come è posta. Ha ragione Paul Greengrass a ricordare che, da quella data che ha cambiato il mondo, non è passato giorno senza che i media non parlassero degli attentati terroristici, con servizi, documentari e inchieste che ricostruivano quei fatti. Insomma, non si capisce perché il cinema non possa fare lo stesso, a meno di non voler conferire alla settima arte uno status speciale (che magari ha, ma che non dovrebbe portare certo a ’discriminazioni’ di nessun tipo).
Ci si chiede poi se il discorso non sia esclusivamente americano. Quando è stato annunciato che verrà tratto un film dalla strage di Beslam, in cui dei terroristi ceceni uccisero centinaia di bambini, nessuno si è posto il problema di chiedere alla popolazione locale se fosse troppo presto.
Insomma, la domanda non dovrebbe essere ‘è troppo presto per un film sull’11 settembre?’, ma ‘è troppo presto per un film commercialmente fortunato sull’11 settembre?’
Verrebbe da dire che è decisamente troppo presto, considerando i magri incassi della pellicola in patria (anche se il budget era di soli 15 milioni di dollari e quindi esente da rischi di fallimento), nonostante le recensioni molto positive della stampa.

Ma la vera questione, una volta deciso di fare il film, era come realizzarlo. E’ qui sorgono i primi problemi. United 93 è forse l’emblema estremo del fatto che il moderno cinema statunitense si regga su altri media, come capitato per esempio in riduzioni di famosi romanzi (come Il Codice Da Vinci), in cui si presuppone che lo spettatore abbia già una buona conoscenza della materia trattata. In questo caso, i fatti dell’11 settembre sono talmente noti da chiunque da rendere comprensibile questa scelta, che comunque non è esente da pecche.
Mostrare tutta la catena di comando aeroportuale e militare in crisi, senza volerci far conoscere i personaggi, è sicuramente utile per mostrare il disorientamento di fronte ad una situazione così incredibile (tanto da far pensare all’inizio ad uno scherzo o ad un’esercitazione), ma rende la narrazione nella prima parte molto pesante.

Lo stesso avviene ai passeggeri dell’aereo, di cui non conosciamo assolutamente le storie passate. Sarebbe stato semplice mostrare qualcuno di loro prima dell’imbarco e farci capire qualcosa in più delle loro vite, ma Greengrass decide di non farlo, anche con un certo coraggio. Eppure, questa scelta controcorrente è parzialmente rovinata da un certo sentimentalismo frammentario, quando sentiamo i personaggi parlare continuamente dei loro figli e delle loro famiglie. Si dirà che questa è la realtà, documentata dalle ultime telefonate ai loro cari, ma è il regista che può scegliere cosa mostrare e cosa no e quindi bisogna trattarla come una scelta cinematografica libera e non obbligata.

Un altro inconveniente è dato dall’assoluta mancanza di riferimenti temporali. Considerando che il film è praticamente tutto in tempo reale, segnalare l’ora esatta ogni tanto (come avviene nel telefilm 24) sarebbe stata una buona idea.
Un film da bocciare, insomma? Assolutamente no, perché il regista si riscatta decisamente in alcuni momenti di grande tensione. Non è tanto il rivedere per la centesima volta gli aerei colpire le Torri gemelle, quanto assistere ai conflitti che avvengono all’interno dell’aereo ad essere veramente impressionante. L’assalto contro i piloti dei terroristi, così come la ribellione finale dei passeggeri sono momenti di grande cinema e non possono lasciare indifferenti.
Così come la grande capacità di mostrare i diversi aspetti dei terroristi, non tanto per giustificare in alcun modo le loro azioni, quanto per farle apparire più terribili mettendo in risalto la loro umanità. Sono piccoli tocchi, come mostrare uno dei kamikaze prima di imbarcarsi dire ‘ti amo’ alla sua compagna, ma importanti. Così come, in uno dei momenti più riusciti della pellicola, vediamo pregare nello stesso momento sia i terroristi che i passeggeri.

Insomma, United 93 è un film con diversi difetti e problemi. Ma anche con momenti da ricordare. Considerando la pressione nel fare un film del genere, non è il caso di lamentarsi troppo…

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