Unit 4, i Power Ranger di noialtri - Recensione

L’esordio di Gamera Interactive è affidato ad un platform vecchio stampo: la recensione di Unit 4

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

A circa un anno dalla sua fondazione, Gamera Interactive, team di sviluppo con base operativa a Padova, si affaccia sul mercato con un prodotto che, almeno a questo punto della sua giovane storia, sembra una sorta di manifesto, una dichiarazione d’intenti, un’efficacissima dissertazione sulla mission, sugli obiettivi che si sono imposti i membri della software house.

Sbirciando nell’immediato futuro della compagnia, difatti, all’orizzonte si intravede Alaloth: Champions of the Four Kingdoms, titolo che, oltre a vantare la collaborazione di un certo Chris Avellone, mostro sacro dell’industria che ha collaborato alla realizzazione del recentissimo Torment: Tides of Numenera, nel pieno rispetto della tradizione (ri)lanciata da Dark Souls, ha tutte le intenzioni di proporre un’esperienza impegnativa, complessa, pretenziosa in termini di applicazione da parte del videogiocatore.

[caption id="attachment_172888" align="aligncenter" width="600"]Unit 4 screenshot Oltre al pianeta principale, ce ne sono altri che compongono il sistema in cui è ambientata l’avventura. Uno di questi serve solo per sviluppare, pur debolmente, la trama del gioco.[/caption]

Unit 4, come avrete intuito, fa propria questa filosofia di pensiero, declinandola al genere dei platform bidimensionali.

Le premesse narrative, era lecito aspettarselo, sono evanescenti, del tutto superflue rispetto all’ecosistema della produzione, ma inquadrano nella giusta prospettiva il tono dell’avventura, vagamente scanzonato, e servono ad inserire l’intera vicenda in un contesto ben preciso, in linea con l’atmosfera retrò a cui rimandano grafica, di matrice 16-bit, e colonna sonora, ancorata a sonorità appartenenti al genere chiptune.

Quattro improbabili eroi mascherati hanno il compito di recuperare un prezioso artefatto, rubato e tenuto nascosto da una rissosa razza aliena che, ora in fuga, ha trovato riparo su un pianeta del sistema pattugliato dall’astronave dei nostri temerari paladini.

Atterrare sulla superficie di questo mondo, significa iniziarsi ad una vera e propria ordalia fatta di continui game over, sezioni piene di nemici, altre in cui bisogna avere nervi saldi e una precisione con il pad ben sopra la media. Unit 4, come anticipato, è un platform estremamente difficile, affrontabile solo da veri esperti nel caso in cui vi poniate l’obiettivo di raccogliere tutti i collezionabili sparsi per gli scenari.

Il concetto è semplice: uniti si vince, dopo innumerevoli tentativi, da soli si muore, ancor più frequentemente di quanto già non accada solitamente.

Ogni membro della squadra possiede un’abilità unica, imprescindibile non solo per acciuffare tutte le monete, ma anche per giungere sani e salvi al traguardo. L’eroe dalla tuta blu è in grado di esibirsi in un doppio salto; quello rosso può contare su uno scatto utile sia per sbarazzarsi dei nemici, sia per superare indenne alcuni baratri; il verde ha un rampino; il giallo, sfruttando l’intangibilità, può attraversare le pareti.

[caption id="attachment_172890" align="aligncenter" width="600"]Unit 4 screenshot Non mancano nemmeno dei simpatici minigiochi, imprescindibili quando si vuole condividere l’esperienza con uno o più amici.[/caption]

In singolo, si tratta di cambiare, al momento più opportuno, l’unico avatar presente sullo schermo, abituandosi all’idea che, il più delle volte, la sostituzione andrà compiuta durante i salti, a pochi centimetri dai nemici, nelle situazioni più complicate e difficili. I frequenti checkpoint, fortunatamente, mitigano e non poco la situazione, ma bisogna accettare la filosofia di fondo del gioco che, tra le altre cose, sottende la pratica del trial & error. Capire come raggiungere una determinata piattaforma, in che modalità sbarazzarsi di un ostacolo, quali operazioni servono per raccogliere un collezionabile, è il frutto di diversi tentativi andati a male.

"Atterrare sulla superficie di questo mondo, significa iniziarsi ad una vera e propria ordalia fatta di continui game over, sezioni piene di nemici, altre in cui bisogna avere nervi saldi e una precisione con il pad ben sopra la media. "

Unit 4, difatti, tende spesso e volentieri a tramutarsi in una sorta di puzzle game in cui gli enigmi necessitano, oltre che di un pizzico di inventiva e astuzia, di riflessi pronti e di grande dimestichezza con il pad. In questo senso, il level design lascia spesso e volentieri a bocca aperta per l’originalità di certe soluzioni e, soprattutto, per la libertà d’azione concessa al videogiocatore. Non c’è quasi mai una sola strategia per ottenere lo stesso risultato e, giocando con le abilità degli eroi, si possono involontariamente scoprire sentieri segreti, strade alternative, tattiche più semplici per sbarazzarsi degli ostacoli. La creatività del videogiocatore, insomma, è incentivata dal level design che, a conti fatti, rappresenta l’ambito più riuscito e convincente della produzione.

La pratica, inoltre, è proprio il caso di dirlo, rende (quasi) perfetti, tanto più che il sistema di controllo si rivela preciso, affidabile, facile da padroneggiare, qualità non secondaria, soprattutto se si guarda al multiplayer.

Pensato esclusivamente per il locale, la modalità a più giocatori permette di schierare più eroi sullo schermo, pronti a darsi man forte in tempo reale nel raggiungimento del traguardo. A questo proposito si palesa il primo (piccolo) limite di Unit 4. Il level design, difatti, premia l’utilizzo dei combattenti vestiti di rosso e di blu, rispetto agli altri due, con ovvie ripercussioni sul bilanciamento, sulla preferenza degli avatar da utilizzare e, quindi, anche sul divertimento in generale.

[caption id="attachment_172889" align="aligncenter" width="600"]Unit 4 screenshot Grazie ai collezionabili potrete abbellire e personalizzare la navetta spaziale del team.[/caption]

L’altra sbavatura del gioco, invece, riguarda la longevità. I livelli sono in tutto quindici e, nonostante l’elevata difficoltà, è possibile completarli nel giro di cinque ore al massimo. Il rammarico, va specificato, è più da attribuirsi al desiderio di un numero maggiore di contenuti, vista la qualità di fondo, piuttosto che per una vera e propria penuria di stage da completare, tanto più se ci si incaponisce di acciuffare tutti i collezionabili presenti, impresa che vi richiederà moltissimo tempo, ma speriamo che siano già previsti futuri DLC che amplieranno ulteriormente la campagna.

Unit 4 è un platform brillante, divertente, generoso di soddisfazioni per i videogiocatori che decideranno di accettare la sfida lanciata da Gamera Interactive. Caldamente consigliato agli amanti del genere in cerca di pane per i loro denti. Speriamo solo che il team di sviluppo decida di supportare la sua creatura anche nei prossimi mesi, magari proponendo un’estensione della già ottima campagna principale.

Continua a leggere su BadTaste