Unholy Grail, la recensione
Abbiamo recensito per voi Unholy Grail, di Cullen Bunn e Mirko Colak, edito da saldaPress
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda sono stati al centro di molteplici adattamenti, tutti volti a esaltare la grandezza morale e le capacità in battaglia di questo manipolo di eroi. Rappresentati di volta in volta con sfumature diverse, Artù, Lancillotto, Ginevra e Morgana sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo con una caratterizzazione ben definita. Tra amori, tradimenti e battaglie, abbiamo guardato con riverenza la figura di Merlino, mago e consigliere del re. Proprio quest’ultimo è il centro focale di Unholy Grail, miniserie AfterShock scritta da Cullen Bunn e disegnata da Mirko Colak.
Bunn si è cimentato in un'operazione rischiosa: non è facile scomodare figure tanto ingombranti e rivoltarle in maniera tanto brutale avendo successo; eppure, lo scrittore di Venom e Mostri Scatenati costruisce abilmente un intreccio che, pur seguendo vicende ben note, punta a mettere in risalto il marcio che vi si nasconde dietro offrendoci una lettura desolante, e dunque sorprendente. Il risultato è sovversivo e destabilizzante: non si tratta di una semplice operazione di ribaltamento del punto di vista ma di un vero e proprio lavoro di riscrittura. La storia familiare dei sovrani britannici e del loro consigliere perde la sua tradizionale epicità per diventare cattiva come mai avremmo immaginato.
Puntando su personaggi solidi e ben caratterizzati - i quali riescono a rendere credibile questo ambizioso progetto - Bunn ci regala un Merlino diabolico, un Artù soggiogato dal suo retaggio e una Ginevra schiava della passione e vendicativa: una successione di figure che mette in scena un degrado dilagante e va a demolire l’iconica rappresentazione del mito.
La saga distorta da Unholy Grail è composta da due archi narrativi: il primo è ambientato quando Camelot è ormai caduta; il secondo comincia dalla morte di Uther, il padre di Artù, e si ricongiunge con il ritorno di Parsifal tra le macerie del sogno ormai andato in frantumi. Intrecciando queste due linee temporali, il volume mantiene un ritmo sostenuto senza mai perdere intensità lungo il cammino.
Prima di approcciarsi la lettura, diversi dubbi accompagnavano chi scrive, incerto circa le capacità degli autori all'opera di sconvolgere in maniera radicale la saga arturiana con risultati convincenti. Ebbene, il cuore di questa operazione, la sua spiccata propensione oscura, è catturata nel migliore dei modi da Colak che – pur senza strafare – conferisce un taglio orrorifico alle tavole ed esalta l’inedita veste della saga. Se Unholy Grail riesce ad andare oltre ogni più rosea previsione è però grazie a Cullen Bunn, che impugnando Excalibur ha abbattuto ogni nostra incertezza e si è dimostrato uno scrittore valido e sfrontato come mai era apparso in precedenza nelle produzioni Marvel e DC Comics.