Un'estate italiana, la recensione
Abbiamo recensito per voi la graphic novel Un'estate italiana, di Enrico Brizzi e Denis Medri
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Un grave infortunio giunge a sancire la fine della carriera di Yuri, che ben presto si spegne nelle serie minori in un pellegrinaggio in giro per lo stivale. Chi è abituato alle luci della ribalta e alla bella vita difficilmente può regredire a una condizione di anonimato o di povertà; così, dai campi di calcio, la carriera di Yuri finisce per abbracciare la criminalità organizzata, in una sostituzione assolutamente pericolosa.
Un’estate italiana è anche il titolo della graphic novel di Panini Comics firmata da Enrico Brizzi – scrittore di romanzi di successo come Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Bastogne e Il matrimonio di mio fratello – e Denis Medri, autore dei disegni e dei colori. Per la sua nuova esperienza nel mondo del Fumetto, Brizzi si cimenta in un noir in salsa calcistica in cui la storia della giovane promessa Salati incontra il palcoscenico della Serie A degli anni ’80, il periodo più splendente del nostro campionato.
Risulta dunque difficile trattenere la gioia per i gol del funambolico numero sette, o non essere in apprensione per il suo stato di salute: grazie a una riuscitissima caratterizzazione, l’empatia è immediata, così come è istintivo l'acredine per i loschi figuri che gli gravitano intorno. Questi elementi, uniti a un effetto amarcord da non trascurare, concorrono a rendere Un’estate italiana un buon fumetto, appassionante nello sviluppo ma che forse andava gestito meglio in fase di struttura: distribuire diversamente i flashback avrebbe conferito maggior ritmo alla storia e aggiunto un pizzico di suspense in più; dettagli dovuti a un po’ di inesperienza di Brizzi con il medium fumetto, comunque mitigati dalle peculiarità dall’arte di Medri.
Lo stile sintetico del disegnatore di X-Campus riesce a rendere omaggio a questa emozionante cavalcata lunga venti anni, tra adrenaliniche fasi di gioco e cruente esplosioni di violenza. Il tratto spesso abbraccia soluzioni grottesche per esasperare l’espressività dei primi piani, esaltata dalle colorazioni vivaci dello stesso Medri, con i frangenti ambientati nel passato sono poi gestiti con mezze tinte che sottolineano lo stacco temporale.