Unbreakable Kimmy Schmidt (quarta stagione, prima parte): la recensione
Le nostre impressioni sulla quarta stagione di Unbreakable Kimmy Schmidt
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Quel che si può dire è che la comedy di Netflix, forse lo show più puro di questo genere disponibile tra i contenuti originali della piattaforma, è un prodotto dei nostri tempi. Si sprecano i riferimenti all'attualità contenuti in questi sei brevi episodi che vedono ancora una volta Kimmy, Titus, Jackie e gli altri alle prese con un mondo matto esattamente quanto loro. Si parla, e davvero non potrebbe essere altrimenti, di molestie sessuali, di femminismo, di parità di genere. Kimmy, che da parte sua ha un passato di tremendi abusi come le sue compagne rinchiuse nel bunker, non può far altro che appassionarsi al tema, farlo proprio, e ovviamente reinterpretarlo a modo suo.
Titus come al solito ruba la scena. È uno spasso nel suo essere informatissimo su certe cose e completamente ignorante su altre (Harry Potter), e la puntata in cui deve creare dal nulla uno spettacolo teatrale con dei ragazzini è la più divertente delle sei. C'è anche un vago accenno di trama orizzontale con qualcuno pagato per fare del male a Kimmy, almeno immaginiamo, ma è poca roba e comunque nemmeno la serie stessa è troppo interessata alla cosa. Rimane da sottolineare il montaggio finale, che riprende il tema di inizio stagione, e chiude questa parentesi ideale. Considerato che la seconda metà di stagione arriverà nel 2019, la formula (utilizzata in questi giorni anche con Arrested Development) è da bocciare. Sei episodi così, da appena mezz'ora, sono pochi per un prodotto di questo genere.