Una Notte da Leoni 2 - La recensione
Una Notte da Leoni 2 è Una Notte da Leoni ambientato in Thailandia. Per Todd Phillips tutto il mondo è un paesone volgare, divertente ma innocuo...
Camicie rosse, camicie verdi, camicie impregnate di sudore post sbornia.
Procediamo con disordine.
I primi 40 minuti filano lisci, preparando il terreno alla seconda parte più scoppiettante. Viene re-introdotta la follia di Alan (è l'unico del gruppo che conserva in camera le foto della notte a Las Vegas) e Phillips & Co. (tre sceneggiatori) cercano di convincerci che Stu sia ancora sotto shock ma non ci crediamo. Sembra molto, molto felice di sposarsi. In Thailandia le cose diventano più al neon, caotiche, filtrate di verde, sudate e mosse da una camera spesso a mano. Dopo il risveglio acciaccati in albergo (Alan è rasato, Stu ha un tatuaggio alla Mike Tyson, Phil è sempre molto fico) i nostri cominciano a camminare qua e là con grande agilità. Sono all'estero? Sono nella pericolosa Bangkok? Non sembra proprio. Vanno a zonzo che è una meraviglia e raggiungono in due secondi ogni tappa della caccia al tesoro Teddy. Nightclub? Trovato. Monastero? Trovato. E così via. A proposito... hanno trovato anche il dito di Teddy. Dov'è il resto? Sulla strada incontreranno il gangster cocainomane, sboccato e spesso sgradevolmente nudo Mr. Chow (Ken Jeong ha costruito una fortuna su questa interpretazione fisicamente raccapricciante), una scimmia spacciatrice di droga con giubbotto jeans con linguaccia dei Rolling Stones in grado di masturbare una persona (ecco l'animale zozzo tipico di Phillips dai tempi di Road Trip!), un monaco buddista confuso ma felice (altro rappresentante religioso in balia degli eventi ma terribilmente gasato dalla gita fuori porta dopo il Piccoli di Habemus Papam), un gangster americano sovrappeso che forse non lo è, e una prostituta che forse è un prostituto.
E qui Phillips cade. Dicono che Bangkok è tanto pericolosa ma non lo sembra mai. Il giorno dopo non hai alcun dolore. Come l'Ambra Angiolini supertossica di Saturno Contro che non vomitava mai e sembrava sempre uscita da un beauty center. Phillips è simpatico, figlio di Landis, stakanovista (7 lungometraggi di serie A in 11 anni) ma anche parecchio piazzista: vende un cinema estremo che in realtà non lo è. Questo è barare.
Ovviamente Alan “Il folle” ha, specialmente nel finale, i momenti migliori. Non sai mai quello che dirà e il pubblico ama sempre essere sorpreso. “Vorrei che tu potessi usare Skype” dirà alla scimmietta dopo un inseguimento in macchina corretto digitalmente per le strade di Bangkok. Galifianakis ormai è a suo agio con questo disturbato tenero e pericolosamente imprevedibile allo stesso tempo. Il suo attore di Parto col folle (sempre di Phillips) era meno sulfureo.
Confronti culturali? Pochissimi. Una scena carina vede i malcapitati rendersi conto che con 6 dollari ti possono ricucire bene il braccio in un qualsiasi ospedale di Bangkok. Da americani, sono scioccati. Di fronte a un siparietto che Alan e la sua amica scimmietta fanno in un furgoncino, “Il folle” sentenzierà che tutti ridono quando la scimmietta fa finta di mordicchiare il pisello del monaco buddista. E' una scena che può sintetizzare bene la poetica comica di Phillips. Alla fine gli eroi sospirano: “Ahhh Bangkok”, come si sospirava “Ahhh Las Vegas”, e ci si rende conto che Una notte da leoni 2 in Thailandia è veramente un po' troppo simile a Una Notte da Leoni negli States: gangster asiatici ovunque, promiscuità sessuale a facile prezzo e di facilissima digestione fisica (come il grumo di riso), genitori severi, donne nervose sullo sfondo, Mike Tyson, uomini casinisti, foto finali che immortalano lo sballo notturno e tutti ridono, in tutte le lingue del mondo, quando la scimmietta mordicchia il finto pisello del monaco.
Per Phillips tutto il mondo è un paesone volgare, divertente ma innocuo. Magari fossero vere tutte e tre queste cose.