Una Famiglia Al Tappeto, la recensione
Una Famiglia al Tappeto è realizzato con intelligenza e nessuna voglia di giocare in difesa
Ad ogni modo il wrestling è uno spettacolo familiare, che si fa portatore di due cose: sani valori americani di fatica, fedeltà, coerenza e amicizia, e prese volanti saltando dall’angolo delle corde. Questa produzione in cui sono coinvolti i WWE Studios, ma che va ben al di là dei film solitamente prodotti da quegli studios, allarga tutto questo. La famiglia di Paige infatti è la cosa migliore e l’esaltazione dei valori del focolare, dell’amicizia e della rettitudine tipica del wrestling è così ben portata che quasi non si vede la mano della committenza.
Ma Una famiglia al tappeto è anche un film che inizia con un montaggio di mosse di The Rock e che lo prevede nel ruolo di se stesso. Appartiene cioè al genere di film “con un mito”, quelli in cui qualcuno sogna di diventare come qualcuno di famoso (spesso è con musicisti più raramente con sportivi) nello stile di Sognando Beckham. E l’obiettivo evidentemente è la disciplina, l’esaltazione proprio della macchina-wrestling attraverso le peripezie di una famiglia che sono stranamente ben raccontate. Il regno della banalità che è questo genere di film qui invece diventa un racconto piacevole a acuto, non eccezionale certo ma scorrevole e mai tedioso.