Un sapore di ruggine e ossa, la recensione

Due corpi, uno potente e uno menomato, si incontrano in una storia dallo scorrimento poco convenzionale e tutta concentrata sulla straordinaria opposizione visiva e carnale...

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Attesissimo da tutta quella parte di cinefilia che trova nei film degli estremi di Jacques Audiard la piena realizzazione di una poetica di corpi che il cinema a tratti e a folate insegue fin dagli inizi, Un sapore di ruggine e ossa radicalizza ancora di più il discorso mettendo in relazione due esseri umani. Una è un'addestratrice di orche, l'altro è un violento ex pugile, ladro con bambino a carico, un uomo che fin da subito è presentato come negativo.

I due si incontrano prima in discoteca (lui buttafuori, lei malmenata) e poi di nuovo dopo l'incidente di lei (un'orca le mangia le gambe, idea incredibile!).

Da questo secondo incontro scaturisce tutto quello che accadrà nel film. Si sviluppa infatti un rapporto sessuale ma non necessariamente sentimentale (almeno per uno dei due) e una relazione fisica e visiva che è la componente più devastante di questo film. Una struttura che si ciba di un mostruoso lavoro degli attori, che nel mostrare il fisico e le relazioni che si instaurano a partire da esso giocano un ruolo determinante. Com'era prevedibile in questo processo di recitazione che parte dal corpo e finisce sul volto Marion Cotillard oscura totalmente il compagno Micheal Schoenaerts, basterebbe anche solo il mutamento nel volto nella scena che segue l'atto sessuale a dimostrarlo ma lo stesso è una supremazia ribadita lungo tutto il film.

Risse, gambe mozze, forza e fragilità, un fisico distrutto e uno distruttivo e la tensione sessuale che accomuna e pone in armonia il fragile corpo femminile alla potenza in generale (il confronto tra Marion Cotillard e l'orca, dopo l'incidente, riassume questo concetto intero in una scena sola e in un momento straordinario).

Senza esagerare da nessuna parte e con l'idea di rimanere il più semplice possibile, nonostante i temi in ballo e i diversi twist della trama (molti dei quali non seguiti fino in fondo nè approfonditi per scelta), Audiard racconta la storia dell'incontro tra una persona con delle menomazioni (negli altri film erano l'udito o una diversa lingua, qui il fisico) e un'altra dall'attitudine pericolosa e violenta. Il massimo del fragile che trova un equilibrio insperato assieme al massimo del pericoloso. E quest'incontro può o meno risultare in una storia d'amore canonica, non importerà, perchè l'importante (sembrano affermare le immagini del film) è che questa relazione tra opposti esista e viva di un'armonia che pare incredibile e che in un certo senso racconta più di quanto la trama non dica.

Continua a leggere su BadTaste