Ultros, la recensione
Ultros è un Metroidvania che ci ha sorpresi con una narrativa volutamente criptica e con un comparto artistico stratosferico
Se c’è una cosa che titoli comeHollow Knight e Prince of Persia: The Lost Crown ci hanno insegnato è che il genere dei Metroidvania non solo non è morto, ma non è mai stato tanto in salute. Merito spesso non solo di meccaniche rodate o di un buon level design, ma anche di un comparto artistico di prim’ordine, in grado di lasciare a bocca aperta il giocatore di turno. Un risultato ottenibile attraverso un budget ridotto, che impedisce il dispiego di risorse ed energie nella “semplice” modellazione poligonale, per trovare soluzioni diverse per sorprendere il pubblico.
Come succede sempre più di rado, però, in Ultros il comparto grafico si fonde anche con quello ludico, nel tentativo di dare vita a un’opera completa sotto ogni punto di vista. Un’esperimento che nelle ultime settimane ci ha conquistati e del quale siamo finalmente pronti a parlarvene. Siete curiosi di scoprire se l’opera prodotta da Kepler Interactive merita i venticinque euro di costo? Allora uscite dal vostro guscio, impugnate la vostra fidata lama color verde acido e tuffatevi insieme a noi nel cuore del Sarcophagus.
UN MONDO VIVO… LETTERALMENTE
La trama di Ultros ci mette nei panni di Ouji, una combattente che si risveglia all’interno del Sarcophagus, una sorta di utero spaziale costituito da filamenti e organi senzienti. Alla nostra eroina bastano pochi passi all’interno di questo mondo assurdo per capire che c’è qualcosa che non va. Chi è Ultros? Cosa sta accadendo al Sarcophagus? Cos’è quella strana sensazione di déjà vu che la accompagna a ogni passo? Domande che troveranno risposta solamente se Ouji riuscirà a esplorare a fondo questo nuovo mondo ricco di pericolose trappole, nemici letali e oscure figure.
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Certo: ci troviamo di fronte a una narrazione criptica, ma che vive proprio di questo costante mistero. Il fascino di scoprire ogni singolo elemento del world building fa di Ultros un’opera in grado di porre costanti domande nella mente del giocatore, fornendogli poi anche le dovute risposte, che arrivano con calma, quando meno ve lo aspettate.
IL PIACERE DELL’ESPLORAZIONE
Come già accennato in apertura, Ultros è un Metroidvania bidimensionale. Sotto un certo punto di vista, stiamo parlando di un gioco dal gameplay classico e dal buon level design. Un titolo nel quale poter fare a fette i propri avversari e superare ostacoli mano a mano che si procede nell’avventura. Da un altro punto di vista, però, il titolo del team svedese introduce alcune caratteristiche molto interessanti. Tra queste troviamo senza dubbio la possibilità di divorare le parti di alcuni nostri nemici, sbloccando di conseguenza abilità utili negli scontri e nell’esplorazione, ma anche nel “crafting”. Tutte queste abilità, inoltre, vengono perse a ogni morte, introducendo quindi una struttura Rogue Lite che non ci aspettavamo, ma che ci ha convinti sin da subito.
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Muoversi, combattere, venire sconfitti e tentare un nuovo approccio diventa presto un loop assuefacente. Il tutto mentre Ouji ottiene nuovi poteri in grado di farle esplorare il Sarcophagus in lungo e in largo. Il già citato level design ci è davvero piaciuto molto, pur risultando meno accessibile e meno dinamico da navigare di altri titoli recenti. Ultros non è infatti un titolo estremamente frenetico, bensì costringe il giocatore a valutare con attenzione alcune proprie mosse, per evitare di dover ricominciare da capo con la build in uso dalla nostra protagonista. Una scelta sensata, ma che rende inevitabilmente il gioco più complesso rispetto alla media.
FASCINO PSICHEDELICO
Bastano le poche immagini sparse per questo articolo per capire l’incredibile comparto artistico di Ultros. L’opera di Hadoque è un tripudio di colori psichedelici, design folli e colori ipnotizzanti. Qualcosa che raramente si è visto nell’ambito ludico (e non) e capace di avvolgersi attorno al giocatore per non lasciarlo più andare. Un risultato che si fonde perfettamente con la colonna sonora di Oscar “Ratvader” Rydelius, forte di elementi provenienti dal folk americano e perfetti in ogni momento della partita. Concludiamo con un plauso all’ottimo lavoro di localizzazione in italiano fatto per tutti i sottotitoli del gioco. Un lavoro che riesce non solo a “tradurre” dall’originale, ma a donare carisma ai vari personaggi che abbiamo incontrato nel corso del gioco.
ULTROS, IL COMMENTO FINALE
Ultros è un gioco di altissimo livello, che abbiamo avuto il piacere di esplorare sia nella sua versione PC, che in quella Steam Deck, godendo della resa dei colori grazie alla versione OLED della console targata Valve. Ultros ha saputo tenerci incollati con una narrativa ricca di misteri e con un gameplay dal loop appagante. Siamo di fronte a un titolo perfetto per i fan dei Metroidvania, ma che inevitabilmente prevede che ne amiate lo stile visivo e sonoro. In questo caso non abbiate dubbi e fate vostra l’ultima fatica di Hadoque. In caso contrario, invece, vi consigliamo di ripiegare su un titolo più “classico”, come Prince of Persia: The Lost Crown. Questo perché Ultros è un’opera esteticamente totalizzante, in grado di trascendere talvolta il lessico videoludico per entrare a pieno diritto nel mondo dell’arte. E come tale, di conseguenza, potrebbe non piacere a tutti.