Ultimatum alla terra

Un alieno arriva sul nostro pianeta per decidere se l'umanità merita di sopravvivere o è un pericolo per l'universo. Remake piattissimo e senza emozioni, esattamente come il suo protagonista...

Condividi

Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloUltimatum alla TerraRegiaScott Derrickson
CastKeanu Reeves, Jennifer Connelly, Jaden Smith, Kathy Bates, Jon Hamm, John Cleese Uscita12 dicembre 2008La scheda del film

Di fronte a una pellicola come Ultimatum alla terra, viene da fare più un discorso di marketing che cinematografico. Con migliaia di proposte disponibili per sfruttare il proprio tempo libero, è evidente che un lavoro creativo (che sia cinema, musica o quant'altro) deve avere qualche punto di forza o almeno provare ad averlo per conquistare il 'cliente'. Cosa ha di interessante questo film? Assolutamente nulla. Non è che sia orrendo in senso assoluto, ma soltanto incredibilmente e incontrovertibilmente mediocre, con un regista (Scott Derrickson, quello di The Exorcism of Emily Rose) che è chiaramente l'uomo sbagliato al posto sbagliato.

Facciamo un esempio. Il momento di massima tensione di tutto il film avviene all'inizio, quando la scienziata viene prelevata dai servizi segreti come se fosse una pericolosissima criminale. Dovremmo essere agitati e confusi per lei, considerando che il tema è quasi hitchcockiano (un chiaro innocente che viene considerato colpevole e per cui proviamo naturale simpatia). E' quello che avviene? Evidentemente no, perché basta sapere una riga di trama e capiamo subito che la scienziata è stata prelevata per la missione di contatto con l'alieno. Quindi, a che serve tutta questa falsa tensione? E' semplicemente sbagliata. Lo stesso si può dire del primo approccio con l'uomo che cadde sulla Terra: che ci sta a fare la comune polizia lì? E come è possibile che uno sbaglio così catastrofico come quello che avviene non venga minimamente discusso?

Insomma, siamo di fronte a un remake piatto e vuoto (all'originale di Robert Wise, del 1951, meglio non pensarci troppo), in cui un regista decisamente non a suo agio nel gestire budget del genere (più di 100 milionozzi, ma sullo schermo non è che si vedano molto, anzi) probabilmente fatica semplicemente a finire la giornata di riprese vivo, altro che preoccuparsi di sceneggiatura, dialoghi e personaggi solidi. L'impressione (come spesso avviene con questi B-movie mascherati da blockbuster) è che Roger Corman avrebbe potuto fare un film del genere per cinque milioni di dollari e non avremmo notato grandi differenze.

La banalità è evidente in tante cose. Per esempio, i soliti momenti in cui vediamo quello che avviene nel mondo (cosa che sembra obbligatoria per una pellicola catastrofista): ma tentare qualcosa di più originale proprio no? E che dire del solito pistolotto ecologista? Sicuramente, che non è sufficiente per emozionarci e convincerci, anzi forse ha l'effetto opposto. D'altronde, se uno pensa che per non distruggere il pianeta basta far sentire Bach agli alieni, allora inutile impegnarsi nel cercare di migliorare la situazione.
E i militari che continuano incessantemente a bombardare qualsiasi cosa si muova (o meglio, qualsiasi cosa, anche immobile)? Alla quindicesima occasione, anche i più estremi pacifisti potrebbero pensare che non esistono persone così idiote e che tutto è frutto di uno stereotipo.

A tratti poi si ha l'impressione di vedere un altro film, con Keanu Reeves che torna a fare l'Eletto e un imperturbabile addetto (una sorta di agente Smith) che lo interroga (inutile discutere della credibilità di un uomo che affronta un dialogo con un alieno con lo stesso coinvolgimento emotivo di quando compra il pane). A questo proposito, Reeves andrebbe anche bene come alieno inespressivo, così quando inizia a provare delle emozioni basta che alza un sopracciglio o ci mostra una ruga e tutto va a posto. Difficile invece essere soddisfatti del pargolo figlio d'arte Jaden Smith, non tanto per le sue qualità interpretative, ma per il fatto che è il personaggio a essere scritto male, visto che non presenta nulla a cui possiamo appigliarci per sostenerlo (se non il dolore). La Connelly fa quel che può e forse è quella che se la cava meglio del gruppo, ma non certo per un'interpretazione da Oscar. Altri due importanti attori rimangono impressi, ma non è un complimento. Jon Hamm ha alcune delle battute più involontariamente divertenti, considerando che risulta quasi un idiota. Bel modo di sfruttare un attore che in Mad Men è sensazionale e che è in evidente ascesa. Anche John Cleese nei cinque minuti che è in scena è fenomenale per come sostiene battute così scontate (ma non dice l'unica cosa intelligente: "lasciate il bambino da me, starà al sicuro"), come se per pronunciare frasi del genere ci volesse un premio Nobel.

A questo punto, vi starete augurando che la pellicola sia un prodotto camp e spassoso, almeno per farvi due risate con gli amici. Il problema è che accade talmente poco, che anche quei momenti 'divertenti' di dialogo e alcune situazioni poco convincenti non bastano per impedirci di sprofondare in un tranquillo stato di torpore. Certo, rimangono delle domande interessanti: possibile che un alieno che prende una decisione così estrema come sterminare miliardi di vite (umane e animali) sia così freddo, nonostante faccia parte anche lui di una civiltà? E anche se fosse, come possiamo credere che una scelta del genere (che si immagina venga presa dopo attenta riflessione) possa venire messa in discussione da una madre e un figlio che si ritrovano uniti (ma senza aver mostrato prima conflitti enormi, perché, come già detto, Derrickson ama le mezze misure, anche se mediocri)? Un po' meno seriamente, ci si chiede: ma il prologo che vuol dire? Con quel budget, non si poteva realizzare una prima apparizione di Gort più convincente? E le comparsate di vari leader politici e del Papa per mezzo di immagini di repertorio non si potevano evitare?

Ma il dubbio più atroce ce lo siamo lasciati per la fine: come si fa a girare un film sulla Terra che rischia di venire distrutta dagli alieni e rendere tutto un prodotto noiosissimo? In questo senso, un'impresa sovrannaturale...

Continua a leggere su BadTaste