Tyrannosaur - la recensione

Al suo debutto dietro la macchina da presa per un lungometraggio, Paddy Considine riesce dopo una bella carriera d’attore a stupire con l'intenso Tyrannosaur...

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Si inizia con un cane ucciso a calci e si conclude con un altro sgozzato. Se è vero che una delle poche regole del cinema hollywoodiano è “puoi fare tutto, ma non toccare mai cani e bambini”, Paddy Considine, al suo debutto dietro la macchina da presa per un lungometraggio (finora aveva solo girato un corto, Dog Altogether), dopo una carriera da apprezzato attore, riesce senza dubbio a dimostrare di essere più che mai lontano da quelle logiche.

Il suo è un film fortemente britannico, violentemente “domestico” come solo il migliore Ken Loach aveva saputo fare fino ad oggi. Non è un caso se per il suo Tyrannosaur Considine abbia scelto Peter Mullan, uno degli attori feticcio del regista di My name is Joe, ma a dispetto del suo “padre artistico”, qui la cruenza è mostrata fino all’ultima goccia di sangue.

E così Tyrannosaur si dimostra un film che scuote, un pugno nello stomaco che riesce a raccontare la riabilitazione di un alcolista e della sua amicizia con una donna maltrattata dal marito, senza risparmiare nulla alla vista dello spettatore. Se da una parte si può lamentare la decisione di Considine di indugiare spesso su ferite e scene raccapriccianti, forse più di un ipotetico “necessario”, dall’altra a suo merito va la capacità di sapere alleggerire vari frangenti del racconto con battute e situazioni di raccordo che riescono a rendere digeribile il tutto senza sentirsi vittime di nessun ricatto morale dell’autore (se avesse voluto far stare davvero male il pubblico, queste sequenze non le avrebbe inserite).

La straordinaria interpretazione di Mullan non è una novità: il suo essere “primitivo”, violento come solo l’esasperazione di una vita nei bassifondi di una Leeds può portare ad essere, è credibile e si finisce addirittura per fare il tifo per lei, per la sua capacità di rimettere giustizia. Certo è che da un punto di vista sociale, i suburbs delle città inglesi sono sempre più rappresentati come luoghi di puro terrore dove criminalità, bullismo e disperazione fanno parte della vita di quasi tutti i suoi abitanti. Dal serial Misfits al bellissimo Neds (diretto proprio da Peter Mullan), passando per uno dei migliori film del 2009 purtroppo mai arrivato da noi, Henry Brown (con Michael Caine): negli ultimi anni, quando si esce fuori dal centro di Londra e dal genere commedia, si parla sempre di gente bruciata nell’animo.

A suo modo Tyrannosaur può essere considerato il film emblema di questo malessere e ormai “genere cinematografico”: non male per un debutto.

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