Twin Peaks 3x02 "The Return, Part 2": la recensione

Spaventoso e ispirato, il ritorno di Twin Peaks nella seconda parte della doppia première, con una puntata che riprende e migliora quanto visto nella precedente

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Spoiler Alert
Il bianco e nero e un giradischi, una puntina che squarcia un disco mentre "there's always music in the air". Sarebbe semplice, per quanto corretto, affermare che questa terza stagione di Twin Peaks si presenta come un flusso di pensiero continuo, 18 episodi che raccontano una storia senza soluzione di continuità. Più estremo allora sarebbe affermare che l'intera filmografia di David Lynch, eccezioni a parte, rappresenta uno stream of consciousness lungo quasi quarant'anni. I due elementi sopra citati ricorrono in Eraserhead, primo film di Lynch, in Inland Empire, ultimo film del regista, e tornano ancora in The Return, Part 1. A quel punto la sintesi ideale tra racconto e simbolo viene messa immediatamente a favore dello sguardo di camera, e tutto ciò che ne consegue è la logica conseguenza.

The Return, Part 2 è il compendio ideale del primo episodio, quantomeno nel modo in cui recupera uno spunto narrativo saliente, quello a New York, collegandolo direttamente con ciò che accade a Dale Cooper. Si tratta di una puntata più riuscita della precedente, ancora una volta un gioco di opposti in cui la scrittura torna di più a casa, concede di più allo spettatore, vuole inquietare e sorprendere e ci riesce. Merito soprattutto delle scene all'interno della Loggia Nera. Ancora una volta domande e volti familiari: "is it future or is it past?", chiede Mike a Dale.

L'incontro tra Dale Cooper e Laura Palmer a 25 anni dalla promessa di quest'ultima è qualcosa che, come tutto il resto, trascende il momento e viene consegnato direttamente alla storia della televisione. La stanza dalle tende rosse non ha perso nulla del suo fascino evocativo, e David Lynch riesce a manipolare lo spazio e il tempo all'interno di essa. Si gioca con delle tende che richiamano delle fiamme in grado di risucchiare le persone, ma anche con simbolismi ricorrenti. Appare il cavallo bianco che era stato visto da Laura Palmer nei giorni precedenti alla sua morte e ancora prima dell'uccisione di Maddy. La Signora Ceppo vi fa riferimento in una delle introduzioni:

A circle of pain, a circle of suffering.
Woe to the ones who behold the pale horse

E sarà ancora Margaret a tornare in uno scambio molto sentito e coinvolgente con Hawk ("I'm too weak to go with you ..." è una frase davvero forte, considerato ciò che sappiamo) mentre questo si trova nel bosco a due passi dal varco verso la Loggia. Ritorna, sempre efficace, l'effetto delle tende che si agitano nel buio tra gli alberi. Poca la musica in entrambe le puntate, peccato, anche perché il finale con Shadow dei Chromatics nel momento in cui arriva è un'ottima scelta.

Nella stanza dalle tende rosse vi è anche un braccio albero che ha assunto coscienza di sé, e che tra l'altro richiama idealmente un sistema nervoso. Uno dei momenti più esaltanti è senza dubbio il ritorno di Leland Palmer, forse prigioniero da sempre e per sempre (il tempo non dà punti di riferimento qui), che chiede a Dale di trovare Laura. La minaccia, in ogni caso, sembra rappresentata chiaramente dai piani del doppelganger di Dale, che anche qui ci dà un assaggio della sua violenza e lancia un ovvio collegamento con l'omicidio di Ruth.

Difficile, e probabilmente futile, cercare di razionalizzare le immagini che accompagnano l'uscita di Dale dalla Loggia. Più soddisfacente trovare un senso di chiusura ideale (ma ce ne saranno tanti?) nella scena finale al Bang Bang Bar nel quale vediamo anche Shelly e James. A quel punto i titoli di coda sono solo l'ultimo dei brividi concessi da questa doppia première dal grandissimo sapore lynchano, che non mancherà di dividere, ma che non lascerà indifferenti.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti! Trovate tutte le recensioni degli altri episodi di Twin Peaks nella nostra scheda.

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