Twin Peaks - Fuoco cammina con me: la recensione

Dopo la fine della serie, Twin Peaks interrompe il suo cammino nel 1992 con il prequel Fuoco Cammina con Me, incentrato sugli ultimi giorni di Laura Palmer

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Fuoco cammina con me è un oggetto cinematografico strano perfino nella carriera di David Lynch. Prequel inutile o gioiello sottovalutato? Un incubo troppo soffocante o una fantasia che si realizza? Difficile dare un giudizio netto su questo film del 1992, presentato al Festival di Cannes e destinato praticamente solo agli spettatori della serie, senza esserne peraltro non un completamento, ma una premessa. Il ritmo dell'opera è straniante, una lunga partenza che suggerisce, rimette in gioco a volte per poche scene i protagonisti storici dell'opera, e poi stacca per concentrarsi interamente su Laura Palmer e sugli ultimi giorni della sua vita. Fino all'annuncio del revival, questo è stato l'epilogo di Twin Peaks.

Potremmo dire che il film si apre addirittura con un bizzarro prequel del prequel, in cui seguiamo due agenti, Desmond e Stanley, che indagano sull'omicidio di Teresa Banks. La loro indagine, tra pochi indizi e riferimenti, lascia spazio al ritorno dopo una lunga scomparsa dell'agente Philip Jeffries, interpretato da David Bowie. Si fanno strada immagini incoerenti dei personaggi della Loggia, e da qui parte una nuova indagine da parte del nostro Dale Cooper, decisamente marginale nel film, che di fatto si interrompe prima ancora di cominciare.

A questo punto il film inizia davvero con un salto temporale di un anno narrando gli ultimi, disperati giorni di Laura Palmer. Se ne racconta il malsano rapporto con la famiglia e con gli amici, la mortificazione di sé attraverso punizioni costanti che lei stessa si infligge, le sue orrorifiche visioni di Bob e la terrificante consapevolezza che l'uomo che la perseguita da anni in realtà è suo padre. Il tutto assume presto i contorni di un incubo ad occhi aperti, visioni di morte e dolore che non hanno nemmeno il conforto del ritorno alla realtà, perché non esiste più una realtà alla quale ritornare.

Fuoco cammina con me si rivela ben presto per ciò che è: non un film su Twin Peaks, ma un film su Laura Palmer, intesa come figura fragile e perduta che potrebbe anche provenire da altre storie e altri mondi. Difficile anche non vedere in lei qualcosa della futura Diane Selwyn di Mulholland Drive, inizialmente, come è noto, pensato per essere un pilot di una serie tv. Laura Palmer, interpretata da una Sheryl Lee capace di donare carattere ad ogni riflesso del proprio personaggio, è infine l'ultima e la prima esasperazione di ciò che Twin Peaks e i suoi abitanti rappresentano, il tentativo di soffocare in maschere e apparenze ogni più intimo dolore.

Se un collegamento con Twin Peaks e con la sua mitologia va fatto, questo risiede principalmente in uno scambio improvviso tra Mike, lo spirito che possiede Philip Gerard, e Leland, e infine proprio con Bob nella stanza d'attesa della Loggia Nera. Qui viene dato il nome garmonbozia, una fusione ideale di dolore e tristezza, alla sostanza che gli spiriti bramano di possedere. La stessa che ha le sembianze di una crema di mais e che avevamo visto nella serie originale nell'episodio Coma, nella scena in cui Donna incontrava la signora Tremond e il nipote Pierre.

Il film si conclude ancora una volta con l'ingresso nella Loggia Nera, di cui lo spirito di Laura Palmer è entrato a far parte. Forse una prigione dell'anima che ancora una volta si conferma fuori dal tempo e da ogni logica. Qui troviamo un invecchiato Dale Cooper, forse il suo spirito, il suo vero sé dopo gli eventi del finale di serie, rimasto intrappolato all'interno, ad ascoltare l'avvertimento di Laura Palmer. Ancora una volta, questo momento tra passato, presente, un futuro che verrà presto raccontato, diventa la pietra angolare del racconto, il punto fermo in quel flusso di coscienza che è Twin Peaks.

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