Twin Peaks - Fuoco cammina con me: la recensione
Dopo la fine della serie, Twin Peaks interrompe il suo cammino nel 1992 con il prequel Fuoco Cammina con Me, incentrato sugli ultimi giorni di Laura Palmer
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A questo punto il film inizia davvero con un salto temporale di un anno narrando gli ultimi, disperati giorni di Laura Palmer. Se ne racconta il malsano rapporto con la famiglia e con gli amici, la mortificazione di sé attraverso punizioni costanti che lei stessa si infligge, le sue orrorifiche visioni di Bob e la terrificante consapevolezza che l'uomo che la perseguita da anni in realtà è suo padre. Il tutto assume presto i contorni di un incubo ad occhi aperti, visioni di morte e dolore che non hanno nemmeno il conforto del ritorno alla realtà, perché non esiste più una realtà alla quale ritornare.
Se un collegamento con Twin Peaks e con la sua mitologia va fatto, questo risiede principalmente in uno scambio improvviso tra Mike, lo spirito che possiede Philip Gerard, e Leland, e infine proprio con Bob nella stanza d'attesa della Loggia Nera. Qui viene dato il nome garmonbozia, una fusione ideale di dolore e tristezza, alla sostanza che gli spiriti bramano di possedere. La stessa che ha le sembianze di una crema di mais e che avevamo visto nella serie originale nell'episodio Coma, nella scena in cui Donna incontrava la signora Tremond e il nipote Pierre.
Il film si conclude ancora una volta con l'ingresso nella Loggia Nera, di cui lo spirito di Laura Palmer è entrato a far parte. Forse una prigione dell'anima che ancora una volta si conferma fuori dal tempo e da ogni logica. Qui troviamo un invecchiato Dale Cooper, forse il suo spirito, il suo vero sé dopo gli eventi del finale di serie, rimasto intrappolato all'interno, ad ascoltare l'avvertimento di Laura Palmer. Ancora una volta, questo momento tra passato, presente, un futuro che verrà presto raccontato, diventa la pietra angolare del racconto, il punto fermo in quel flusso di coscienza che è Twin Peaks.