Twin Peaks 3x05 "The Return, Part 5": la recensione

Un sorriso meraviglioso e un ghigno terrificante, in quelle che sono le due immagini più significative del quinto episodio della stagione di Twin Peaks

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Laura Palmer è un sorriso inquietante rivolto a un soffitto che parla solo con lei, almeno nel momento più terrificante dei Missing Pieces di Twin Peaks. Di sorrisi, ma anche di sguardi rivolti ad un "altrove" non meglio specificato è carico anche The Return, Part 5. La regia di David Lynch declina questi simboli e momenti secondo il mood ricercato, e mai lasciandosi guidare indirettamente da queste. Tutto può apparire lento, sfilacciato, anche frustrante in certi momenti, ma compone un puzzle di sensazioni di grande fascino, diverso da tutto il resto e uguale solo a se stesso. Secondo una visione più grande, anche Twin Peaks interpreta i simboli televisivi, riuscendo a plasmarli come meglio crede e passando attraverso più toni.

E in questo è senza dubbio più simile idealmente al Twin Peaks delle due stagioni, grottesco e corale. Ad esempio, dopo tutti i piccoli momenti dedicati al misterioso lavoro sulle pale del dr. Jacoby abbiamo la risposta: un vlog complottista, a quanto pare seguito da Nadine e Jerry, che si trasforma in una squallida televendita. Probabilmente non serve a nulla, ma è difficile ragionare su Twin Peaks e sulle sue storyline in termini di necessità. Soprattutto in una stagione che spesso si sofferma a omaggiare il passato, ora attraverso la passerella dei vecchi personaggi (rivediamo Mike Nelson) ora rievocando storyline passate tramite le new entry.

C'è infatti molto della Shelly che fu nell'attuale Becky Burnett, interpretata da Amanda Seyfried. La donna è sposata con il poco raccomandabile Steven, che abbiamo appena visto perdere il lavoro (Mike è il suo principale). Shelly e Norma non possono far altro che osservare la grave situazione, almeno per il momento, ma è chiaro che tutto ciò ricorda il malsano rapporto all'inizio della prima stagione tra la stessa Shelly e Leo Johnson. Becky ottiene l'ennesimo "prestito" per il marito, si mette in macchina, forse uno sguardo di vergogna, il consumo di droga, quindi il volto rivolto al cielo, in quella che nella sua semplicità è l'inquadratura più bella dell'episodio.

Un sorriso, meraviglioso, e un ghigno, terrificante: sono questi i due estremi di luce e ombra - in qualche modo fusi nell'immagine di Laura Palmer che dicevamo all'inizio - che definiscono i grandi momenti dell'episodio. Il secondo riguarda il Cooper malvagio, chiuso nella sua cella, chiuso in se stesso con il demone che lo possiede. Il ghigno di Bob ritorna in un attimo, ed è subito un orrore strisciante e disturbante, molto più forte di quello provocato dalla creatura del primo episodio. Il tutto viene ribadito in conclusione, con una misteriosa telefonata che fa saltare la corrente e provoca una serie di immagini sconnesse. The cow jumped over the moon, dice Cooper, citando un verso di una filastrocca.

Seguiamo anche il nostro Cooper, ancora Dougie, in una non tanto normale giornata di lavoro. Ovviamente è lui l'elemento anormale. Il caffè, le scarpe di una statua, una lacrima di commozione per il figlio. Vorremmo andare oltre, anche per riabbracciare il nostro Dale, ma la scrittura ci blocca qui, come faceva più in piccolo nei primi momenti di May the Giant Be With You, nella scena surreale con il cameriere. Cooper riesce a capire come un collega sta mentendo grazie a un riflesso verde. Questa soluzione ci appare affine ai segnali sulle slot machine, ma anche al cartello stradale "Sycamore St." e alla coincidenza per cui Cooper si chinava nella macchina sfuggendo alla morte in uno degli episodi precedenti. Nel caos, una porzione della volontà della Loggia vuole farlo tornare al suo posto.

In segnali come questo, ben nascosti e difficili da interpretare, si nasconde un'idea di mitologia interna che si manifesta per suggestioni e piccoli suggerimenti. Forse in seguito alla telefonata di Cooper-Bob, a Buenos Aires un dispositivo che avevamo visto attivarsi all'inizio della puntata si distrugge. La città argentina è importante perché è il luogo dove l'agente Philip Jeffries era scomparso e riapparso misteriosamente. Possiamo accarezzare il sogno di un cameo di David Bowie tenuto completamente segreto?

Mentre la serie già al quinto episodio tradisce l'idea dei titoli di coda che scorrono sui gruppi al Bang Bang Bar, sempre nel locale vediamo un inquietante Richard Horne sul quale aspettiamo di sapere di più, anche per capire meglio la parentela con i personaggi che conosciamo. Il nome Richard poi ci rimanda alla profezia del gigante su "Richard e Linda". E poi ancora un tentativo di sabotaggio ai danni di Dougie, i sospetti dell'agente Preston, le indagini al pentagono, con la presunta riapparizione del maggiore Briggs che si ricollega ai fatti del South Dakota e, ancora una volta, ad uno sguardo più approfondito lascia intravedere uno sguardo d'insieme che non può essere solo casuale.

Continua a leggere su BadTaste