Twin Peaks 3x03 "The Return, Part 3": la recensione
Surreale e inafferrabile, anche nel terzo episodio della nuova stagione Twin Peaks si conferma un viaggio nella visione lynchana
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The Return, Part 3 si concentra in particolare su questo per tutta la sua prima parte. La narrazione scompare tra le maglie di momenti assurdi in cui il significante sembra sempre più importante del significato. Si tratta della seconda fase della fuga di Dale Cooper dalla Loggia Nera, via verso il nostro mondo, con un passaggio intermedio di difficile interpretazione. Ci troviamo in uno scenario violaceo, pennellate su uno schermo bagnate da un mare senza orizzonte.
In qualche modo quindi la struttura a New York potrebbe essere un ufficio per il monitoraggio e il controllo di simili attività, ma anche il corridoio che permette ai viandanti di passare dalla stanza dalle tende rosse alla vera e propria Loggia. Comunque, Cooper è finalmente in grado di abbandonare la "prigione della mente". Il doppelganger di Cooper, in viaggio su scenari extraurbani da Cuore Selvaggio, ne viene immediatamente colpito e inizia a vomitare la garmonbozia, ossia quel misto di sofferenza e dolore si cui si nutrono gli spiriti. L'idea probabilmente è quella di scambiare i corpi tra i due, ma qualcosa va storto.
Fanno eco a questi momenti quelli tra Lucy, Andy e Hawk. Un po' di classic Twin Peaks che sinceramente era mancato nelle prime due puntate: è bello tornare a casa ogni tanto. Mentre cercano di capire meglio cosa è accaduto a New York, Albert e Gordon (lo scomparso Miguel Ferrer e lo stesso Lynch che riprende il ruolo) ricevono una telefonata con cui vengono informati che Cooper, dopo anni in cui era svanito nel nulla, è riapparso.
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