Il rosso dei semafori torna ad oscillare minacciosamente nelle notti che sovrastano
Twin Peaks. Non se ne era mai andato in realtà, eravamo noi che dimenticavamo di alzare gli occhi al cielo, persi come eravamo tra le piccole storie di questa seconda parte della seconda stagione. Ora tutto si ricompone, e necessariamente ciò significa che una nuova, o vecchia, dimensione del pericolo torna a imporsi nella storia principale. Lo fa deviando il percorso dei personaggi, o assorbendone tutte le finalità. A partire da
Windom Earle, il cui proposito di vendetta sembra essersi ormai consumato nell'ossessione per la
Loggia Nera (suo obiettivo da sempre), e lo stesso
Cooper, sulla cui storia d'amore con Annie si abbatte una visione premonitrice.
È ancora una volta il gigante ad apparire, stavolta silenzioso, a sbracciarsi sul palco delle selezioni per
Miss Twin Peaks, urlando con tutto il corpo un "NO!" come avvertimento. Il futuro è già scritto, e si manifesta già abbastanza chiaramente nel modo in cui le varie storie cadono l'una dopo l'altra finendo per poggiare interamente in quel culmine narrativo che sarà rappresentato dal concorso di bellezza. Dovrà morire
Shelly, come Windom Earle comunica a un inerme
Leo Johnson? Oppure
Audrey, che qui darà l'addio a Wheeler? O ancora
Donna, che ha deciso di partecipare al concorso anche come atto di ribellione rispetto ai genitori? O forse qualcun'altra?
Twin Peaks si riallaccia come meglio può al suo vecchio sé, ed è difficile chiedere di più ad un episodio, intitolato The Path to the Black Lodge, che fa di tutto per riagganciarsi al fascino di storie e momenti passati. Anche tramite un silenzio che si fa strada nelle ultime sequenze e ci riporta nei boschi, all'ingresso della Loggia Nera, da cui vediamo spuntare un braccio minaccioso e familiare. Gli stessi momenti troppo caricati, come Audrey che corre dietro John che sta per partire chiedendogli di fare l'amore con lui, o Lucy che informa Andy di come entro 24 ore deciderà a chi affidare la paternità di suo figlio, sembrano allontanarsi dal senso del ridicolo della parentesi centrale della stagione, avvicinandosi a qualcosa che ha il sapore grottesco dei vecchi tempi.
Una maggiore consapevolezza di sé confermata anche dalla gestione di altre sottotrame, come quella della "scatola" (difficile definirla altrimenti) di
Catherine e soci. Un mistero chiuso dentro un altro mistero e così via, in un gioco di riferimenti che, su scala più grande, diventa il modello di ogni serie del mistero di là da venire. Un gioco che lo stesso Twin Peaks ha avuto difficoltà ad applicare a se stesso, ma che ha dimostrato di comprendere. Il regista dell'episodio è Stephen Gyllenhall, padre di Jake e Maggie. L'episodio segna l'ennesima, ed ultima, interruzione per Twin Peaks (certo, a meno di non voler considerare quella pluridecennale prima della terza stagione!) che
tornerà circa due mesi dopo con gli ultimi due episodi il 10 giugno del 1991.Data storica per ogni amante della televisione, in cui il "cammino verso la Loggia Nera" si compirà del tutto.