Twin Peaks si avvicina alla sua inevitabile conclusione, e sembra trascorso davvero molto tempo dalla trasmissione del pilot, dalla prima realizzazione della visione di
David Lynch e Mark Frost. Proprio quest'ultimo, nel dare corpo alla città di Twin Peaks, ai suoi luoghi più memorabili e, perché no, anche alla mitologia che l'ambiente porta con sé e incarna, aveva disegnato una mappa che era diventata un punto di riferimento. Ora, l'episodio
Variations on Relations ci porta ad una seconda mappa, e molto ci sarebbe da dire su questo misterioso intrecciarsi di linee e simboli apparentemente indecifrabili che farà capolino per molto tempo sulla lavagna all'ufficio dello sceriffo, e sul quale Cooper e gli altri sbatteranno la testa.
Qualcuno, noi sappiamo chi, ha avuto accesso alla Grotta del gufo e ha spalancato le porte di qualcosa, le porte verso qualcosa. Ciò che ne verrà fuori è l'immagine che è anche il riflesso distorto e cupo (il bianco sul nero della lavagna lo accentua) della geografia del posto. Lo è perché, come tutto il resto,
la Loggia Bianca e quella Nera sono manifestazioni che vivono parallelamente in più dimensioni, che traducono nel nostro mondo l'orrore o la meraviglia in simboli e manifestazioni che possiamo comprendere, ma che ci danno solo l'immagine sfocata della verità. E torneranno, ma queste saranno intuizioni future, anche i simboli astronomici, forse l'influsso degli astri, magari collegati alle forze aliene che la divisione del maggiore Briggs studiava, chissà.
Abbiamo intanto per bocca di Windom Earle una definizione abbastanza netta di cosa siano la Loggia Bianca e quella Nera. Come abbiamo detto, si tratta di forze ultradimensionali, forse varchi che si aprono nelle nostre dimensioni ispirati dal bene e dal male, da cui emergono esseri che, per motivi meglio definiti in Fuoco cammina con me, si nutrono delle emozioni umane. Ma se è difficile dare un significato umano e razionale a tutto ciò, quantomeno si tratta di gestire le conseguenze molto chiare che queste apparizioni hanno nel mondo. Windom Earle non è una manifestazione sovrannaturale, è un uomo in carne ed ossa che vuole raggiungere la Loggia Nera.
Se l'episodio fa abbastanza per consolidare, anche in ottica futura, la mitologia della serie, al tempo stesso indugia parecchio su momenti più leggeri o secondari. Come le ripetute, forse mai così presenti, situazioni con Dick, ma anche un momento di gelosia estemporanea di
Bobby nei confronti di
Gordon Cole e Shelly. O ancora l'improvvisa, ma troppo artificiosa, necessità di costruire un motivo per l'abbandono di Wheeler, e l'insistenza di Catherine che freme all'idea di aprire la misteriosa scatola e chiede a
Pete di fare il possibile. Assume consistenza anche la sottotrama che vedrà Donna nutrire dei sospetti sui propri genitori e sul legame che questi avrebbero con
Benjamin Horne: l'approfondimento non va di pari passo con il nostro interesse. C'è tempo anche per l'apparizione di
Ted Raimi, qui nei panni di vittima sacrificale – e sacrificabile – di Windom Earle.