Twin Peaks 2x07 "Lonely Souls" (Anime solitarie): la recensione
Chi ha ucciso Laura Palmer? La rivelazione più attesa arriva finalmente a Twin Peaks: risultato è un episodio storico
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Muoviamo a partire dalla frase pronunciata dal Gigante, ennesima manifestazione profetica nello spazio mentale di Dale Cooper, e che potrebbe benissimo essere applicata al ritorno di Twin Peaks a decenni di distanza dalla sua conclusione. Partiamo da qui, dicevamo, e poniamoci una domanda: perché Twin Peaks è un capolavoro? Le etichette sono marchi indelebili che rischiano di coprire la superficie di ciò a cui si applicano, ci inibiscono dal dare giudizi diversi dalla massa, sia in positivo che in negativo, e rischiano quasi di danneggiare l'esperienza personale. In questo caso, potremmo essere spaventati dal retaggio che la serie di Lynch porta con sé e rifiutarla a priori, oppure potremmo caricarla di aspettative eccessive e rimanere delusi.
Difficile rispondere a simili domande, ma siamo davvero sicuri di aver bisogno di una risposta? All'epoca la produzione, incontrando i desideri del pubblico generico, incalza gli autori circa lo svelamento dell'assassino di Laura Palmer. Si tratta di un'altra domanda, anzi della domanda per eccellenza. Lonely Souls, episodio diretto da David Lynch e scritto da Mark Frost, fornisce la risposta a quella domanda. Come verrà ripreso nell'episodio dei Simpson "Chi ha sparato al signor Burns?" che a Twin Peaks si rifaceva anche con una serie di citazioni palesi (citava anche Dallas), anche qui la produzione ideò una serie di soluzioni alternative che contemplavano più assassini: il dottor Jacoby, Benjamin Horne e Leland Palmer.
"The World Spins", canta Julee Cruise sul palco del Bang Bang Bar, e tutto diventa possibile. E si può già intravedere in questo segmento l'embrione di ciò che diverrà la celebre scena al Club Silencio di Mulholland Drive, dove peraltro nel pubblico appaiono sia Sheryl Lee che Phoebe Augustine. Ancora le tende rosse, ancora l'idea di una rappresentazione teatrale che in un gioco di specchi e svelamenti diventa veicolo per strappare un sipario, più simbolico che letterale in questo caso, e accedere ad una nuova forma di comprensione (un'intuizione molto simile viene ripresa in una scena chiave di Donnie Darko). Se Twin Peaks è un gioco metanarrativo, e anche Mulholland Drive per certi versi lo è, allora porsi di fronte ad un doppio livello di rappresentazione può essere la chiave per scardinare quel linguaggio e giungere alla verità.
Solo per Cooper, il velo del canto lascia spazio all'apparizione del gigante, non nelle vesti di profeta ma di testimone. Il trauma della morte violenta spacca allora davvero ogni sistema di azione e reazione, diventando qualcosa che può essere percepibile, anche solo a livello di sensazione, da chiunque e come esperienza collettiva. Donna, James, Bobby, la Signora Ceppo, il cameriere, sanno che qualcosa sta accadendo. E, come nel tema di Laura Palmer, parentesi cupe più ambientali, quelle che aprono e chiudono al Bang Bang, racchiudono uno spazio più personale di sofferenza. Come le tende rosse sono il riflesso di quelle della Loggia Nera, come Leland è il riflesso di Bob, così Maddy è il riflesso di Laura, sensazione acuita ovviamente dal fatto che si tratta della stessa attrice. E il momento, lunghissimo rispetto a ciò che racconta, è sinceramente brutale e terrificante nel modo in cui fonde tradimento, omicidio, violazione perversa degli spazi personali (ancora un ballo, l'ultimo).
Infine tutto svanisce, lasciando spazio alle tende rosso sangue, con la sagoma di Cooper pronta a svanire tra di esse.
"I'm so sorry"