Twin Peaks 2×06 “Demons” (Demoni): la recensione

Il sesto episodio di Twin Peaks, intitolato Demons, si chiude con una delle immagini più potenti della storia della televisione

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Twin Peaks ha fatto del cliffhanger un'arte, e con il finale di Demons ha costruito una delle immagini più potenti della storia della televisione. Mike, incarnatosi ancora una volta in Philip Gerard, sostiene lo sguardo della telecamera mentre, con un linguaggio a metà tra la parafrasi e la metafora, dipinge a parole il luogo in cui Bob ha la sua dimora terrena. La tensione supera ogni limite mentre la lotta tra gli spiriti si manifesta come mai aveva fatto così chiaramente. Il terzo indizio del Gigante trova finalmente il suo compimento, e ci racconta di un personaggio che, privato di ogni inibizione, diviene ancora una volta il tramite umano che aveva tentato di non essere più.

Philip Gerard indica con decisione il volto di Bob sull'identikit ormai famoso che abbiamo imparato a conoscere e a temere, e rivela qualche punto oscuro dietro la potenza demoniaca che si cela a Twin Peaks da almeno quarant'anni. Siamo vicinissimi alla verità, possiamo sfiorarla con la mano. Si agita confusa nella grande casa di legno abitata da molte anime, diverse ogni notte. "The Great Northern Hotel!", esclama Dale Cooper comprendendo immediatamente le parole dell'uomo. Lo stacco violento e traumatico sulla casa della morte, che si staglia come un edificio consumato da fiamme invisibili emergendo tra il buio e la foschia, è un brivido che non ha perduto nulla della propria potenza visiva e narrativa.

Nelle storyline secondarie vediamo il misterioso Tojamura avvicinarsi a Pete, mentre Benjamin Horne riallaccia contatti professionali con Leland Palmer e Josie Packard, minacciata da ogni lato, sente di dover ancora allontanarsi. Nel frattempo Shelly e Bobby fanno la peggiore delle scoperte nel momento in cui l'assegno di assistenza per Leo si dimostra più magro di quanto sperato.

L'episodio, che segna la terza, non ultima, regia per Lesli Linka Glatter, vede anche debuttare nella serie il personaggio di Gordon Cole, interpretato proprio da David Lynch. Si tratta di un agente dell'FBI, superiore di Cooper, che si presenta a lui, e a noi, sbraitando a causa dei suoi gravi problemi di udito, sui quali la serie giocherà ogni volta che sarà in scena con esiti esilaranti. Qui ad esempio lo vedremo apostrofare Cooper definendolo un piccolo chihuahua messicano (vai a capire cosa volesse dire). La comicità e il grottesco d'altra parte rimangono i mezzi prediletti dalla serie per introdurre le svolte più drammatiche.

Ed è così infatti che fa il suo ingresso nella serie il personaggio diabolico di Windom Earle. Ancora privo di un volto, lo vediamo fare capolino negli avvertimenti minacciosi di Gordon Cole, che informa Cooper su come questi abbia intenzione di lanciare una sfida all'FBI e al suo ex pupillo, proprio Dale, proponendo una sinistra partita a scacchi i cui contorni in questo momento non sono ancora definibili. Qui, avvicinandosi il momento della rivelazione più attesa, la serie inizia a strutturare gli eventi della seconda parte di stagione, costruendo nuove motivazioni e pericoli per i personaggi, sperando di mantenere alto l'interesse sullo show. Speranza vana, ma per ora non pensiamoci, e prepariamoci psicologicamente ad assistere ad uno degli episodi più straordinari della storia della tv.

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