Twin Peaks 1x08 “The Last Evening” (L’ultima sera): la recensione

La prima stagione di Twin Peaks si chiude con un episodio carico di colpi di scena: è il tassello finale di una prima annata perfetta

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Twin Peaks 1x08 “The Last Evening” (L’ultima sera): la recensione

Il 23 maggio del 1990, con la trasmissione di The Last Evening, si conclude la prima stagione di Twin Peaks. Tende opprimenti e fiamme si confondono in questo episodio, il primo diretto da Mark Frost, in cui il colore rosso esplode in ogni inquadratura. La prima, brevissima annata della serie di David Lynch si chiude su note piuttosto familiari al linguaggio televisivo. Un numero spropositato di cliffhanger, l'ultimo dei quali davvero forte, agganciano la narrazione ad un futuro che, almeno in questo caso, arriverà. Da sottolineare come nel prossimo episodio proprio l'utilizzo esagerato di eventi fuori dall'ordinario verrà quasi preso di mira e ridicolizzato. Ancora una volta Twin Peaks si dimostra una serie molto consapevole.

Il One Eyed Jack e la missione sotto copertura di Dale e Ed sono il centro dell'episodio, rappresentando il culmine delle indagini condotte fino a quel momento e la parentesi quasi conclusiva di una parte importante del mistero. Jacques Renault è l'obiettivo del momento, ma è da qui che si irradia una serie di altre situazioni, che vedono Audrey stessa mettersi in gioco in prima persona e rischiare, ma anche Leland cercare una vendetta furiosa contro il presunto assassino della figlia. E ancora l'esasperazione dei rapporti tra Leo e Shelly, in cui si intromette la mano di Hank. E infine i sinistri sabotaggi alla segheria che mettono in pericolo di vita Catherine, Shelly e Pete. Un cliffhanger non si nega a nessuno.

Visivamente e narrativamente Twin Peaks rinuncia alle solite incursioni nell'onirico e nel sovrannaturale, ma al tempo stesso assume una visione decisamente caricata rispetto ai momenti tradizionalmente normali. Ecco quindi che le "stanze della perdizione" dove le ragazze come Audrey, e precedentemente come Laura, vengono impiegate traslano nel mondo reale i tendaggi carichi e "sanguinolenti" della stanza dei sogni di Cooper. Le tende rosse caricano pesantemente l'ambiente, la fotografia le scolpisce e carica le pronfondità, in un gioco di rosso e nero in cui i personaggi si perdono e bruciano. Ed è un fuoco, più evidente e letterale, a mettere in pericolo le vite delle persone intrappolate nella segheria.

Il rosso emerge in ogni inquadratura, in ogni particolare. Sia esso quello dello smalto o del rossetto di Blackie O'Reilly, o quello delle carte francesi (che torneranno a un certo punto nella seconda stagione): forse la semplice manifestazione della corruzione dilagante che dal "sottomondo" arriva nella cittadina. Il tutto si conclude con il più forte dei cliffhanger, quel colpo di pistola che Dale Cooper riceve nel momento di maggiore sicurezza, proprio in quell'albergo che fino a quel momento l'aveva fatto sentire al sicuro, e proprio dopo la conclusione di una pericolosa missione.

Potremmo ricorrere alle definizioni più fantasiose per definire la prima stagione di Twin Peaks, e probabilmente riusciremmo solo a sfiorare la superficie di un racconto originale diventato epica della televisione. Lo sguardo autoriale di David Lynch si è incontrato con la programmaticità e maggiore familiarità con la narrazione seriale di Mark Frost. Risultato è stato un progetto che ha tutta la brillantezza tipica del rischio e della spregiudicatezza di chi si approccia senza preconcetti a un sistema che aveva delle regole prestabilite. Tutto ciò che occorre è un'occasione, e quell'occasione Lynch e Frost l'hanno saputa cogliere, valorizzando, e venendo valorizzati a loro volta, da un ambiente creativo e propositivo.

La ABC non avrebbe supportato a lungo il progetto e presto alcune decisioni interne alla produzione avrebbero minato la solidità del tutto, ma in quel momento il clima di originalità e delirio creativo diede vita ad un'alchimia difficilmente ricreabile. Archiviati i tempi in cui la ABC – futura casa di Lost – chiedeva una chiusura al pilot (che esiste con un diverso minutaggio e montaggio) per ritrasmetterlo eventualmente come film per la tv in caso di mancato ordine di una stagione, si aprono le porte ad una seconda stagione che non poteva non essere confermata. La spregiudicatezza sarà minore, il controllo produttivo sarà maggiore, e qualcosa si spezzerà. Ma prima di arrivare a quel punto Twin Peaks saprà regalare ancora molti momenti da antologia.

CORRELATO A TWIN PEAKS 1X08 RECENSIONE

Continua a leggere su BadTaste