Twin Peaks 1x02 "Traces to Nowhere" (Tracce verso il nulla): la recensione

Secondo episodio di Twin Peaks: segreti e tradimenti si moltiplicano, mentre l'agente Dale Cooper inizia la sua indagine

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Twin Peaks 1x02 "Traces to Nowhere" (Tracce verso il nulla): la recensione

In altri contesti l'agente Dale Cooper avrebbe rappresentato l'elemento di normalità, il nostro punto di vista sulle vicende assurde che si manifestano a Twin Peaks, il tentativo esterno di portare razionalità in un mondo che non ne ha. Così non è, o almeno non del tutto. Guardacaso, il personaggio di Kyle MacLachlan è uno dei più interessanti e memorabili della serie. Ciò che lo distingue non è la sua normalità, anzi si tratta di un carattere che vive di reazioni sopra le righe e esternazioni assurde, ma la sua purezza da un punto di vista professionale e umano. Dale Cooper per certi versi è come un bambino. In questo senso il monologo al registratore rivolto a Diane nel primo episodio è magistrale nella presentazione del personaggio. Cooper vive la gioia della scoperta immediata, assapora le piccole cose intorno a lui, dalle famosissime tazze di caffè e crostate di ciliege al nome degli alberi vicini alla città.

Ciò non ne fa un personaggio piatto, ma solo un personaggio positivo, privo di quei segreti che sono una costante a Twin Peaks. In una serie che abbraccia tutti i generi e quindi anche il noir, Dale Cooper non è l'agente tormentato dal passato, cupo e malinconico. Sa essere divertente, positivo, cordiale, affascinante. Ciò lo rende degno di stima e fiducia, lo rende capace di cambiare una femme fatale come Audrey (ma anche lei ha molte sfumature) e far uscire la fragilità che è in lei. Cooper ha un interesse pregresso nell'occulto, nei metodi poco ortodossi, e non è mai totalmente sconvolto da ciò che vede, o almeno quanto dovrebbe esserlo una persona normale. Il lavoro sulla sua caratterizzazione è preciso al dettaglio.

Traces to Nowhere punta molto sulla sua figura, sulla sua capacità, che in primo luogo gli deriva dalla sua autorità e in secondo luogo dalle sue capacità, di riportare ordine iniziando a sbrogliare la fitta matassa che si cela nella cittadina. Abbiamo il suo primo incontro con Audrey, l'interrogatorio di James dopo che le accuse a Bobby sono cadute, un breve confronto con la misteriosa Signora Ceppo. In ogni caso Dale si dimostra sempre un passo avanti rispetto agli altri, senza arroganza, senza presunzione, abbracciando tutto ciò che di buono possono offrire le persone intorno a lui, compreso l'impacciato agente Andy.

Intanto intrecci, tradimenti e segreti si moltiplicano. Facciamo quasi fatica a star dietro a tutte le relazioni, aperte o nascoste, che si muovono, o muovevano, in città. Quella tra Laura e Bobby, messa in crisi dal legame della prima con James e del secondo con la cameriera Shelly. E a loro volta l'attrazione tra James e Donna, che in precedenza stava con l'amico di Bobby, Mike, e che ora vive quasi con senso di colpa gli eventi, e la quasi prigionia di Shelly rispetto al violento marito Leo. Proprio su Leo la scrittura si posa nel giro tra i sospettati dell'omicidio: una camicia sporca di sangue, un atteggiamento sospetto, chiaramente qualcosa di illecito. Parallelamente seguiamo la relazione nascosta tra Benjamin Horne (padre di Audrey) e Catherine Martell (moglie di Pete), e i loro tentativi di mettere le mani sulla segheria di Josie Packard.

Non c'è da stupirsi. Twin Peaks è, anche, una soap opera. O almeno una parodia di questa. Non potrebbe essere più chiaro il messaggio nel momento in cui vediamo vari protagonisti sintonizzati su Invitation to Love, una ridicola soap che segue tutti gli stereotipi del genere e tiene incollati i protagonisti esattamente come noi siamo incollati alla serie della ABC. Certo, i valori sono "leggermente" diversi, e su tutto Twin Peaks introduce un elemento metanarrativo molto chiaro.

L'episodio è diretto da Duwayne Dunham, collaboratore di Lynch e montatore di Il ritorno dello jedi (è nota la storia per cui in un primo momento doveva essere proprio Lynch a dirigere il film). Nell'episodio, in una delle tante scene terrificanti con Bob, vediamo per la prima volta Frank Silva interpretare il personaggio. Anche in questo caso è nota la vicenda per cui Lynch notò per caso questo scenografo sul set, catturandolo per errore in una ripresa su uno specchio, e gli propose la parte che poi sarebbe diventata iconica.

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