The Twilight Saga: Eclipse - La recensione

Mentre Bella deve scegliere tra Edward e Jacob, un nemico ritorna per vendicarsi. Impossibile trovare qualcosa da salvare in questo polpettone pieno di dialoghi estenuanti, che trasporta il libro sullo schermo in maniera piatta e noiosa...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo The Twilight Saga: Eclipse
RegiaDavid Slade
Cast
Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner, Jackson Rathbone, Ashley Greene, Peter Facinelli, Bryce Dallas Howard

uscita30-06-2010La scheda del film

E' difficile trovare una serie di film che dividono così nettamente il pubblico come quella di Twilight. Da una parte, milioni di adolescenti (e con qualche anno in più) di sesso femminile che la adorano; dall'altra, milioni di adolescenti (e con qualche anno in più) di sesso maschile che la odiano, neanche fosse l'Anticristo. Mi sembra di essere tornato ai tempi dei Duran Duran, che venivano detestati dal pubblico maschile più per quello che rappresentavano che per il loro valore (un album come Rio non è che sono in grado di realizzarlo cani e porci, anzi).

Ci sono poi due atteggiamenti di entrambi questi tifosi/controtifosi che mi lasciano perplesso. Il primo è vedere come molte fan possano tranquillamente dire peste e corna degli adattamenti realizzati fino ad ora (soprattutto il primo film, che a mio avviso rimane invece l'unico da salvare, pur senza entusiasmo), ma che di fronte a critiche 'esterne' sono pronte a difenderlo a spada tratta. L'impressione è che si sostenga questa comunità femminile, più che il prodotto in sé.

Molto più discutibile l'atteggiamento di un certo pubblico maschile, per cui questi film vanno odiati a priori (magari anche senza averli visti) come esempio di qualcosa di estremamente negativo e pericoloso. Mi diverte molto vedere come un pubblico in grado anche di difendere La mummia 3 o GI Joe (prodotti ben peggiori di Twilight) possa accanirsi tanto. Sono dei film per adolescenti? Probabile (anche se il target si estende ben oltre i vent'anni), ma rappresentano qualcosa di importante per milioni di persone, come per me erano all'epoca le commedie di John Hughes, quindi inutile stare a disquisire se cambiano o meno la storia del cinema.

Insomma, bisognerebbe giudicare i meriti artistici di ogni episodio e non il fenomeno. Il problema nasce quando i meriti artistici sono pressoché nulli e il film è orrendo, come nel caso di Eclipse. Il paradosso è che, di tutti i libri, questo era forse il più interessante da portare sullo schermo, ma si è scelto di proporre il solito adattamento 'fedelissimo' al libro.

Questo è un tema che mi è capitato di affrontare più volte negli anni, quello di come si deve adattare una storia tratta da un romanzo, in particolare con lo straordinario lavoro fatto sul Signore degli Anelli, in cui si riusciva a raccontare tantissimi eventi importanti senza perdere la ricchezza di dialoghi e approfondimenti psicologici. Qui purtroppo, come spesso capita in tanto cinema moderno, si punta su una serie di scene sostanzialmente slegate tra loro. E, soprattutto, si dà vita a dialoghi ridondanti ed esplicativi, in cui i personaggi si fermano per raccontare quello che succede invece di metterlo in scena (Robert McKee docet), peraltro con una mancanza di sottigliezza che è quasi un insulto allo spettatore.

In tutto questo, il continuo tentativo (fatto anche dagli attori venuti a Roma) di vendere la pellicola come un prodotto d'azione (ergo, anche per i maschi) è francamente patetico. D'altronde, anche New Moon era stato spacciato per qualcos'altro rispetto alla realtà, quindi difficile che qualcuno ci cada di nuovo. In effetti, Se dobbiamo aspettare 100 minuti di personaggi fermi (in un salotto/prato/strada/garage/dovevoletevoi) a parlare prima di vedere uno scontro (senza infamia e senza lode) di dieci minuti, inutile far finta di avere tra le mani un Transformers o un Iron Man.

Il vero problema è che, come già capitato per New Moon, sembra evidente la mancanza di una sensibilità veramente femminile dietro alla macchina da presa. Catherine Hardwicke non è certo la mia regista preferita, ma sicuramente non avrebbe puntato su scelte facili come un'infinità di petti e addominali in bella vista. Peraltro, sono l'unico ad aver pensato (divertito) a Lou Ferrigno e all'Incredibile Hulk nel vedere questi ragazzi in calzoncini?  

E' evidente che, in tutto questo, David Slade non sia molto interessato ai personaggi e alla storia di Eclipse. Difficile capire perché si prende un regista dark come lui per realizzare un prodotto che chiunque avrebbe potuto fare, mentre mancano anche certi scambi di battute interessanti come quelli ascoltati nel suo precedente Hard Candy. Ma sembra proprio che, al di là dell'interesse (temo solo economico) di Slade nel progetto, non era neanche in particolare forma. Penso, per esempio, a un montaggio discutibilissimo (troppo forsennato nel creare la tensione) di un inseguimento all'inizio.

Ma i problemi ci sono soprattutto nelle scene con il digitale e in particolare con i lupi, che spesso sembrano chiaramente fasulli e poco concreti, mentre in altre situazioni il compositing con gli sfondi risulta poco convincente. Addirittura, in una scena vediamo Bella accanto a Jacob in forma di lupo, talmente grande che la ragazza sembra piccolissima, un senso delle proporzioni che stona con tutto il resto del film, in cui le dimensioni non sono così diverse. E che dire dei flashback (sì, sono importanti, lo so) che sembrano appicicati con lo sputo e messi lì per dare un po' di sostanza a una storia che per un'ora e mezza gira praticamente su un unico tema?

Slade, già che c'è, compie un pessimo lavoro anche con gli attori. Certo, non siamo di fronte a un cast fenomenale, ma se ognuno sembra sotto tono (lodevole eccezione per Anna Kendrick, meravigliosa nell'unica scena che le viene offerta e che andava sfruttata maggiormente) forse il difetto è dietro la macchina da presa.

Kristen Stewart non mi sembra più convinta come un tempo. Il mestiere è solido e se la cava, ma non dà più l'impressione di essere uno dei maggiori talenti in circolazione (almeno qui, in The Runaways era un altro discorso). Inoltre, la cosa che mi ha dato maggiore fastidio è che non sembra quasi mai in grado di esprimere un vero stato di incertezza nelle sue scelte sentimentali, situazione che impedisce di creare un vero triangolo di tensione.

Non sono mai stato un grande fan di Robert Pattinson, ma in questa pellicola ha due vantaggi. Il primo è che gli viene concessa qualche espressione in più, così da non dover mostrare praticamente lo stesso volto se è felice, arrabbiato o preoccupato. Il secondo (enorme) vantaggio è essere affiancato da Taylor Lautner, al cui confronto diventa automaticamente la reincarnazione di Marlon Brando.

In effetti, la mediocrità (a voler essere buoni) recitativa di Lautner è semplicemente imbarazzante. In un ruolo che diventa sempre più importante e che avrebbe bisogno di un'ampia gamma di sfumature, lui è capace di regalarci soltanto qualche ghigno ebete o un volto da cane bastonato, oltre a momenti da fichetto perfetti per la sessione fotografica di un poster, non certo in una pellicola che vorrebbe esprimere emozioni profonde e intense.

Ma anche con i comprimari c'è poco da stare allegri. Come è possibile che Dakota Fanning pronunci certe battute con una tale mancanza di convinzione? E che Nikki Reed, nell'unica scena fondamentale del suo personaggio, reciti con un'espressione eccessiva e compiaciuta? Ma il lavoro peggiore viene fatto con Bryce Dallas Howard. Dove è finita la straordinaria attrice di The Village? Qui non si vede, anche perché il regista se la dimentica praticamente per un'ora (a parte una scena), cosa che rende il suo villain assolutamente insoddisfacente.

Insomma, un prodotto che non funziona da nessun punto di vista, se non ovviamente quello economico. A questo punto, l'attesa per l'adattamento del quarto libro (che contiene tanto materiale complesso da portare in scena) si trasforma in paura...

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