Tutti per 1 - 1 per tutti, la recensione

Pensato e realizzato in linea con il precedente Tutti per 1 - 1 per tutti porta con fierezza il disinteresse per ogni coerenza o maestria nella realizzazione

Critico e giornalista cinematografico


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Vent’anni dopo, il secondo romanzo su I tre moschettieri era più politico del primo e nonostante i moschettieri di Veronesi non abbiano davvero nulla a che vedere con quelli di Dumas se non nomi, costumi e un vago periodo storico, anche questo secondo film è più politico del primo. È più o meno l’unica differenza, per il resto Tutti per 1 - 1 per tutti suona come la diretta prosecuzione del precedente, quasi come fosse il secondo episodio di una miniserie. Sembra di capire che l’idea sarebbe di fare di questo (che esce direttamente su Sky a Natale) un film più per famiglie ma le differenze necessitano di una vista molto aguzza e una sensibilità eccezionale. Magari il precedente fosse stato un film poco per famiglie!

Rimane quindi lo spunto, che è la parte migliore del progetto, cioè l’idea totalmente demenziale di decontestualizzare tutto in barba a qualsiasi logica e qualsiasi rispetto. Una storia francese, ambientata in Francia in cui tutti parlano dialetti italiani tranne uno che parla un inventato italo-francese. I moschettieri è una specie di Armata Brancaleone di Veronesi, cioè un film in costume che non ha nessun interesse per l’accuratezza storica e semmai il desiderio di creare un universo inesistente (nel film seguiamo la fantasia di un bambino) espressionista, paradossale, comico e revisionista, specialmente riguardo la statura e la mitologia degli eroi. Favino, come già nel primo film, fa anche il lavoro di inventare una lingua tutta sua. E di nuovo è l’unica parte che strappi delle risate.

Non importa quindi che l’iniezione di politica (contro le élite, contro il potere, la fedeltà alla regina e a favore del popolo e della sua riscossa) sia stonata e non abbia nessun senso per quei personaggi, come non importa che l’avventura gli faccia incrociare Cyrano de Bergerac o che in una delle scelte più insensate Aramis sia morto e reincarnato in un lupo che parla (in pugliese!). Tutti per 1 - 1 per tutti vuole essere caotico, anarchico e prendere in giro l’intoccabile tradizione di quei personaggi. Nulla è sacro, e questo va benissimo.

Quello che va molto meno bene e impedisce qualsiasi divertimento è la maniera grossolana con cui questo film, come il precedente, è realizzato.

Il goffo inizio nel presente con delle mascherine in primo piano e un accenno alla pandemia (che suona come una specie di excusatio per fare commedia in un momento simile) è solo l’annuncio dei semplicismi che vedremo. Ne fanno le spese per primi i bambini che parlano come adulti (a leggere i dialoghi non si direbbe proprio che sono bambini a pronunciarli, a vederli si aggiunge la solita recitazione stentata dei bambini del cinema italiano), ma anche tutte le parti d’azione che cercano di avvicinarsi al modello comico di Bud Spencer e Terence Hill senza riuscire mai ad avere quell’equilibrio fumettistico sono più noiose che dinamiche.

Alla fine nel complesso l’impressione è quella del ripiego su target, dialoghi, svolgimenti e conseguentemente anche mestizia delle produzioni popolari per la tv generalista, invece che su quelle più sofisticate della televisione a pagamento. Altrimenti non si spiega come mai non ci sia un dettaglio preciso o curato (ma perché se in scena ci sono dei mandolini suonati con buon ritmo sentiamo musica di chitarra arpeggiata?) o come mai questo sequel come l’originale porti con grande fierezza il suo disinteresse per ogni coerenza, fino anche a personaggi inglesi che parlano un inglese stentato pretendendo che sia invece perfetto, senza che sia una trovata comica.

Sei d'accordo con la nostra recensione di Tutti per 1 - 1 per tutti? Scrivicelo nei commenti dopo aver visto il film su Sky Cinema a Natale.

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