Tutti Pazzi in Casa Mia, la recensione
Fieramente vetusto e per molti versi riuscito Tutti pazzi in casa mia è un film-teatrale, centrato su storie e personaggi d'altri tempi
Un dentista trova in un mercatino delle pulci un disco di jazz a lungo cercato, tutto contento torna a casa per ascoltarlo ma ogni volta si intromette qualcosa. Dal piccolo (problemi di pulizie) al grandissimo (la festa del vicinato) fino all'intimo (le confessioni della moglie), tutto sembra complottare contro di lui e la sua voglia di ascoltare un disco in santa pace, in realtà tutto è diretta conseguenza dell'atteggiamento che ha tenuto per anni.È difficile negare l'abilità di Christian Clavier di mettere se stesso ancora più al centro della scena
In Tutti pazzi in casa mia sono vecchio stampo le rappresentazioni dei personaggi, maschere nette e risapute, ed è vecchio stampo l'intreccio, ovvero ciò che gli accade. Il dentista conservatore con una moglie progressista ma più a parole che a fatti, non lavoratrice ma traditrice, che una serie sfortunata di eventi porta a confessare le reciproche infedeltà nel corso di meno di un'ora, scoprendo di essersi mentiti per anni e forse di non amarsi più; il figlio senza voglia di lavorare; l'amante ansiosa; il vicino sfigato e anche la domestica straniera, impicciona e autoritaria. Tuttavia è difficile negare l'abilità di Christian Clavier di mettere se stesso ancora più al centro della scena di quanto il suo personaggio prevederebbe e realizzare la più consueta ma anche impeccabile delle commedie tranquillizzanti.
Proprio per questo allora il finale pare preso da un altro film, tanto è sensibile, inventivo e diverso. La scenetta conclusiva del protagonista con suo padre (personaggio fino a quel momento nemmeno nominato) è di gran lunga la parte più seria e adeguata di tutto il film, uno sketch non esilarante ma centrato e perfettamente posizionato al termine dell'infernale mattinata.