Tutti a bordo, la recensione

Diviso in due storie parallele, con due toni diversi, Tutti a bordo fa cinema per bambini e a sorpresa commedia almeno demenziale

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Tutti a bordo, il film in uscita il 29 settembre in sala

C’è una cosa sulla quale non c’era davvero nessun dubbio, forse proprio nessuno l’ha mai avuto a nessun livello, da chi il film l’ha scritto adattandolo dal francese Attention Au Départ (Michele Abatantuono, Luca Miniero, Lara Prando) fino a chi l’ha prodotto (Indiana) e a chi l’ha poi interpretato (Stefano Fresi, Carlo Buccirosso, Giovanni Storti). Lo sapevano tutti che poteva accadere qualsiasi cosa, ma il treno della storia, quello su cui per errore rimane una compagnia di bambini mentre due adulti lo inseguono cercando di arrivare in tempo alla stazione di destinazione, sarebbe andato dal nord Italia al sud Italia. Non ci sono altre possibili destinazioni nelle commedie italiane. Non c’è proprio scelta. Non c’è possibilità di discussione: se ci si sposta si va al sud e come sempre nell’andarci si perdono i segni di modernità a partire dagli smartphone, guadagnando un’Ape Piaggio.

Lo sa bene Luca Miniero che di questo trend è stato non il primo interprete ma probabilmente il più noto, avendo adattato il francese Giù al nord nell’italiano Benvenuti al sud. Ora invece gira la storia doppia di un viaggio in treno in cui dei bambini lottano con un capotreno inflessibile, che è il tipico film di bambini e per bambini con un’avventura all’acqua di rose e un villain da cartone (però bravo Buccirosso, qualsiasi sia il ruolo è sempre impeccabile), mentre l’altro pezzo di storia è una commedia con carnefice e vittima (Giovanni che infierisce su Fresi) sempre in movimento e all’inseguimento del treno. Dovrebbe essere una storia su genitori inadeguati e figli migliori di loro, genere sempreverde non è ben chiaro per quale ragione.

Se però i bambini sono i classici insopportabili bambini saputelli del cinema italiano, che ad un certo punto hanno anche un momento in cui discutono seriamente e poeticamente di massimi sistemi proprio nelle maniere in cui gli adulti amano immaginare che i bambini parlino (con pianoforte e violini di sottofondo!), almeno la parte degli adulti ha dei momenti di inedita demenzialità. Il problema di queste commedie italiane è che in linea di massima non fanno ridere, che proprio non ci provano, non hanno nessuna pressione sull’umorismo, a Tutti a bordo va dato atto che in più di un momento almeno vuole calcare la mano, vuole esagerare, vuole piegare la realtà per strappare una risata. In quei momenti il film sebra quasi avere un senso o perlomeno una volontà. Per il resto del suo svolgimento, specialmente nel terribile finale “d’azione”, invece no.

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