Tutte le volte che ci siamo innamorati (stagione 1), la recensione

Un'aspirante regista si innamora di un aspirante attore, ma in Tutte le volte che ci siamo innamorati il cinema è solo un pretesto

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La nostra recensione della stagione 1 di Tutte le volte che ci siamo innamorati, disponibile dal 14 febbraio su Netflix

Dietro il generico titolo della nuova seria spagnola di Netflix si nasconde uno spunto di partenza potenzialmente interessante: in Tutte le volte che ci siamo innamorati, la componente sentimentale si inserisce in un contesto ben specifico, quello del cinema e di chi ne fa o ne vuole essere parte. Lo show, in arrivo giusto per San Valentino, è ideato da Carlos Montero, già dietro i grandi successi di di Élite e Il caos dopo di te. Ancora una volta ritroviamo l'ambientazione scolastica (qui però universitaria) e, in particolare dalla seconda serie, la scansione narrativa in due diversi piani temporali. Tanti elementi che però Tutte le volte che ci siamo innamorati non vuole sfruttare a pieno, preferendo configurarsi come prodotto piacevole e scorrevole, ma senza particolare appeal.

Tutte le volte che ci siamo innamorati: la trama

La storia principale si svolge a partire dal 2003, quando la giovane Irene (Georgina Amorós) si sposta da un piccolo paesino di provincia a Madrid, per iniziare l'università di cinema. La ragazza, che aspira a diventare regista, fa subito amicizia con i suoi coinquilini, che frequentano la stessa facoltà. Un giorno incontra Julio (Franco Masini) del quale subito è attratta, ma proprio quando sta per scattare il colpo di fulmine i due sono coinvolti nell'attentato che ha colpito la citta nel marzo dell'anno successivo, restando gravemente feriti. Dopo un periodo di convalescenza, Irene e Julio ricominciano la loro vita: mentre la prima lavora al suo primo corto, cercando di coinvolgere come attore anche il ragazzo, quest'ultimo viene notato da un celebre regista. Le loro complicate vicende professionali vanno dunque di pari passo con quelle sentimentali, complice anche la presenza ingombrante del fidanzato di Irene, Fer (Albert Salazar).

Attraverso puntuali flashforward, l'intreccio ci porta anche nel 2022, quando Irene, divenuta regista di spot pubblicitari, sta scrivendo una sceneggiatura sulla sua esperienza con Julio ai tempi dell'università. Il ragazzo, che nel frattempo ha fatto carriera come attore, sembra per lei ora un lontano ricordo, ma l'uscita del suo nuovo film li fa inevitabilmente rincontrare.

Uno spunto poco sfruttato

La principale peculiarità di Tutte le volte che ci siamo innamorati sta nell'avere come protagonista un gruppo di giovani appassionati di cinema che muove i primi passi in quest'universo. Riusciti in particolare i personaggi degli amici di Irene, Da (Carlos González) e Jimena (Blanca Martínez), rispettivamente aspirante sceneggiatore e produttrice, che fungono da divertente commento ai problemi sentimentali della ragazza. In modo molto consapevole, la serie gioca spesso con l'intreccio e l'ambiguità tra realtà e finzione narrativa, dal momento che sono gli stessi personaggi a girare un corto che racconti le loro vicende. "Il colpo di fulmine accade solo nei film", esclama Irene, propria prima che scatti la scintilla con Julio. Così poi in diverse scene non sappiamo subito se quello che vediamo accade mentre sono in corso delle riprese o è autentico.

In questo quadro, lo show pecca però di eccessiva superficialità. Il mondo del cinema viene rappresentato univocamente come luogo di feste, di fugaci relazioni, di personalità altezzose e ingombranti, senza fornire dunque un originale scorcio dal dietro le quinte. La possibilità di descrivere, attraverso il personaggio di Julio, cosa comporti essere una celebrità e come questo influenzi la vita privata, non è mai esplorato. Così come non è mai approfondita l'idea che l'illusione della finzione possa influenzare la dimensione reale: solo nell'ultimo episodio c'è una parziale apertura in questo senso. Allo stesso tempo, l'alternanza dei due diversi piani temporali non è ben sfruttata, e viene meno un reale interesse nello spettatore per capire come si è arrivati alla situazione nel tempo presente. Più si va avanti con gli episodi, più si realizza come il cinema sia allora un mero sfondo per mettere in scena il il tira e molla tra i due protagonisti, senza una effettiva connessione tra le due dimensioni. Tutte le volte che ci siamo innamorati mette in mostra prevalentemente dinamiche da generica teen comedy: quanto meno il suo titolo, allora, era effettivamente sincero.

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