Un film come
Tuo, Simon costituisce una novità totale. Non certo formalmente, perché è un teen movie romantico dei nostri giorni, di quelli in cui un’azione sbagliata aliena alla ragazza protagonista tutte le amiche catapultandola in un baratro di solitudine da cui dovrà uscire a fatica, tramite un rapporto strano che crea lungo tutto il film con un ragazzo. La novità qui è che questa struttura è applicata ad una storia omosessuale, piegando leggermente tutto il resto del film e i suoi archetipi a questo cambiamento. I bulli della scuola saranno bulli omofobi, la docente-amica sarà la tutor del musical che stanno preparando e ovviamente il problema che rende il protagonista impopolare non sarà come al solito un finto triangolo amoroso frutto di equivoci ma l’esigenza di nascondere la propria omosessualità.
Non c’è coming of age maggiore (tra quelli immaginabili) di quello di un personaggio gay che deve accettare il proprio cambiamento e poi comunicarlo al mondo (e ai genitori). In Tuo, Simon c’è tutto questo, più ovviamente un amore epistolare che puntella la storia (con dovizia di voce fuori campo delle lettere scritte) che dovrà trasformarsi in reale. Intorno a Simon ci sono ragazzi, ragazze, amici, nemici e soprattutto altre figure omosessuali di riferimento come non, la più bella delle quali è “il gay della scuola”, cioè il ragazzo che ha dichiarato la sua omosessualità senza problemi (nonostante comicamente fosse evidente a tutti), dotato di grande scorza per il bullismo e di un’invidiabile fierezza che Simon invidia tantissimo.
Per questo
Tuo, Simon è un film unico, la prima teen comedy romantica a tema omosessuale ad essere mainstream, pensata e prodotta per un largo pubblico e soprattutto scritta bene (ironicamente diretta da un regista formatosi sulla serie teen per antonomasia degli anni 2000 Dawson’s Creek). Non brilla d’eccezionalità la sceneggiatura che
Isaac Aptaker ed
Elizabeth Berger (già nel team di scrittura di
This Is Us, non a caso) hanno tratto dal libro di
Becky Albertalli, ma è corretta precisa e molto rigorosa nel suo cercare di creare un sentimento autentico e tangibile attorno al timore di una storia di un primo amore (quello eterosessuale ovviamente non conta). Il primo amore contrastato dalle convenzioni, come in
Jane Austen, alimentato dal mistero della scoperta di chi sia il misterioso ragazzo con cui il protagonista si scrive e sfociato in una location romanticona classica.
Già il melò, come genere, è stato salvato negli ultimi decenni da registi e sceneggiatori omosessuali, gli unici che hanno avuto voglia e modo di raccontare quel tipo di sentimenti, gli unici oggi realmente osteggiati dalla società. Ora anche la teen comedy, che al cinema è apertamente in crisi, trova nelle storie degli amori gay un nuovo senso, una nuova linfa e una nuova maniera di mettere in scena la fatica di coltivare un sentimento, di accettare un cambiamento e di scoprirsi come persone.