Il tuo Natale o il mio? 2, la recensione

Impossibilitato a seguire davvero la trama del primo film Il tuo Natale o il mio 2 va a parare sugli stessi lidi dei film di Natale italiani

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Il tuo Natale o il mio? 2, disponibile su Prime Video dal 7 dicembre

La cosa più difficile sembra essere dare un sequel a un film sul Natale. Anche uno con uno spunto carino, Il tuo Natale o il mio?, diventa in Il tuo Natale o il mio? 2 un’altra cosa, facendo grande fatica a replicare gli elementi vincenti e andando a parare altrove. Curiosamente va esattamente lì dove è andato anche un altro sequel di Natale, ma italiano, Improvvisamente a Natale mi sposo, cioè sul matrimonio.

C’è un filo difficile da notare ma evidentemente esistente che lega le celebrazioni di Natale con una latente voglia di matrimonio. O forse è Il tuo Natale o il mio? 2 che in realtà guarda al cinema natalizio italiano più di quanto non sarebbero pronti ad ammettere.

È difficile non vedere nel film un’impronta vanziniana. È la storia della coppia che l’anno scorso era finita l’una a casa dell’altra per Natale, scoprendo che una ha origini popolari e l’altro è un aristocratico. Stavolta le famiglie di estrazioni diverse vanno in vacanza insieme sulle nevi, in Austria. I ricchi hanno prenotato un albergone, i poveri una stamberga ma un equivoco scambierà le destinazioni facendo vivere i poveri nell’albergone e i ricchi nella terribile baita tra le pecore. È quindi una storia di classi sociali diverse con uno scambio da commedia viennese (che gustosamente avviene proprio in Austria). È una storia sulla neve ovviamente, che coinvolge un contesto elevato al cui interno ci sono persone non avvezze, molto rumorose e sguaiate. E ci sono anche dei (finti) tradimenti.

Al posto della ricerca sistematica di umorismo basso e sguaiato dei film di Natale italiani però qui c’è l’understatement da commedia inglese (non che il tutto risulti in più divertimento o un film migliore), tutto è più in punta di fioretto e snob. Anche le gag sull’evacuazione (che ci sono) e anche quelle sul tradimento. A cambiare non è solo lo spirito però, è proprio un punto di vista. I film di Natale all’italiana erano totalmente maschili, e in essi gli uomini ingaggiavano duelli con le donne, cercando di fregarne alcune per penetrarne altre (ma temendo sempre di essere penetrati per errore da altri uomini). Questi invece sono film narrati da entrambi i punti di vista, in cui sia uomini che donne hanno le loro disavventure in cui cercare in qualche maniera di riuscire a innamorarsi.

È chiaro che non c’è più traccia di quell’idea di Natale espressa dal primo, un momento di catarsi in cui riunirsi con una famiglia che pure se non è la propria, in un certo senso, lo può diventare. Tra i due nuclei non c’è acrimonia e anzi i ragazzi sono benvoluti da entrambi. Il film non ha spunti che non sia l’inversione di dimore, che comunque dura fino a metà, poi è solo una storia di fidanzamenti incrociati.

L’ingresso di una nuova fidanzata americana per il padre di Asa Butterfield (Jane Krakowski) non cambia nulla e serve quasi unicamente a un equivoco con un anello di fidanzamento. La noia regna sovrana.

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