Tully, la recensione
Impeccabile, indispensabile, positiva, solare, energetica e curiosa Tully è tutto quello che Marlo non è più da quando ha due figli.
Tully è una ragazza che di lavoro bada la notte ai bambini appena nati, quando piangono e hanno bisogno di mille attenzioni, lasciando dormire in pace la vera madre, che al mattino può affrontare la giornata riposata. La vita della protagonista è infatti un inferno di depressione post parto, un marito mediatamente inutile e bambini esigenti (uno addirittura con qualche problema di socialità). Assumendo Tully, che è giovane, divertente, piena di energie, magra e sempre positiva, le sue giornate cambiano perché le sue notti cambiano e anche il film, che aveva sempre scene solo di notte si apre al sole.
Questa Mary Poppins per adulti (del resto sempre il cinema ci ha spiegato che anche Mary Poppins era lì non per salvare i bambini ma i loro genitori) le sistemerà la vita, ma più di quello ciò che avvince del film è la maniera in cui Reitman riesca ad esaltare le sceneggiature di Diablo Cody in cui emergono dilemmi così personali e amari da non poter suonare che reali, perché l’opposto esatto dei soliti conflitti preconfezionati e sempre uguali che il cinema pigro ci propone. Non è quindi questione di idee di trama o intreccio (che pure ci sono) ma proprio di porsi delle domande e mostrare delle paure originali e reali. Ed è molto brava davvero Charlize Theron a creare un’adulta che, pur non dicendolo mai, vorrebbe davvero recuperare quel che aveva da giovane, che guarda Tully con ammirazione, desiderio e invidia tutte insieme.