Trust 1x05 "Silenzio": la recensione

La recensione del quinto episodio stagionale di Trust

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FX
TV
Spoiler Alert
Cosa si può dire di Trust, arrivato al giro di boa dei dieci episodi complessivi? Beh, tanto per cominciare che si tratta di una serie "democratica" in un modo che raramente si era visto in televisione. Vorremmo fare un paragone con altri show, ma francamente è difficile trovare qualcosa che si avvicini idealmente al modo in cui la serie di FX intende la forma del racconto. Trust racconta in modo episodico una storia che un intreccio orizzontale, e già questo vuol dire qualcosa. Ma quel che sorprende è il rimbalzo di situazioni e momenti diversi tra una puntata e l'altra, il respiro diverso che questo tipo di storia sa assumere in relazione all'esigenza del momento. Silenzio è l'ennesima conferma di ciò.

Si racconta per tutta la puntata della sfortunata fuga di Paul e Angelo, con la quale ci eravamo lasciati la settimana scorsa. I due viaggiano a piedi, su treni, su furgoni, tra i boschi calabri e tra paesi abbandonati, e ciò che vediamo sullo schermo per il 90% dell'episodio è l'interazione semplice e lineare tra questi due personaggi. Angelo, interpretato da Andrea Arcangeli, non è Primo (Luca Marinelli). A dirla tutta, nell'economia della storia che si svolge tra due continenti, non è nemmeno un personaggio che avrebbe qualcosa da dire o a cui si concederebbe spazio. In questo senso Trust si presenta come una serie estremamente democratica, e in un senso molto coraggioso.

Questo grande affresco storico di un vero rapimento di volta in volta aguzza la vista su particolari piccoli resi importanti da una scrittura che crede in loro. In 45 minuti viene costruito il rapporto tra Angelo e Paul, e sorprendentemente è ancora il primo ad emergere, non certo il secondo – trascinato dagli eventi, molto ingenuo anche nei momenti di pericolo. Trust crede fermamente in questo blocco narrativo, e spinge ai margini tutto il resto. Relega a piccole apparizioni, comunque ampiamente positive, il contributo di Hilary Swank, per non parlare di Brendan Fraser. È scrittura e messa in scena matura perché focalizzata sull'arricchimento del singolo momento, piuttosto che sul facile imboccamento dello spettatore.

Tra tutte le altre cose, questo è anche un episodio che riesce a costruire una bella tensione in scena. I momenti di fuga da un mezzo all'altro, o nella boscaglia, sono carichi di un pericolo latente, dalla minaccia silenziosa (il silenzio del titolo è anche suo) del terrificante Primo che sta arrivando. Il finale è violento e di rottura e non lascia respiro, come è giusto che sia. Dove i primi episodi sembravano irrigiditi da un formalismo di fondo che non permetteva alla storia di esprimersi in modo compiuto, Trust vince nel lungo periodo, con questi piccoli inserimenti di genere che si adattano bene alla trama.

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