Trust 1x03 "La dolce vita": la recensione

La recensione del terzo episodio stagionale di Trust

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FX
TV
Spoiler Alert
Tre episodi di Trust alle spalle, qui si conclude – probabilmente – l'apporto registico di Danny Boyle alla serie di FX. Erano anche le tre puntate che avevamo potuto vedere in anteprima, e in generale possono essere viste come un grande blocco iniziale che anticipa i conflitti centrali della serie. Così non è del tutto, dato che già nella seconda puntata abbiamo visto le prime indagini condotte dal personaggio di Chace, ma qui torniamo ad esplorare le premesse della vicenda del rapimento di Getty, mettendo più a fuoco i contorni e le motivazioni alla base dell'accaduto. La dolce vita si conclude infine mostrandoci da un'angolazione più ampia il finale della prima puntata. A quel punto siamo pronti a ripartire, dall'episodio seguente, con una prospettiva più chiara sul rapimento.

Terzo episodio, terzo approccio diverso alla storia. Dopo la grigia ambientazione nella villa dei Getty, dopo la calda indagine – con tanto di rottura della quarta parete e split-screen – della seconda puntata, ecco che ci focalizziamo esclusivamente sull'Italia. Lo facciamo tramite un montaggio davvero di alto livello, che gioca tra presente, passato e futuro, mostrandoci le conseguenze prima dei gesti, le brutali uccisioni prima delle premesse. Il grande risultato di Trust allora è la capacità di mettere in scena un intreccio che non è necessariamente giustificato dalla trama (non stiamo ricordando, né ricostruendo), ma che trova autonomamente una sua ragion d'essere nel particolare tono della storia.

Sarebbe l'occasione ideale per la scrittura per mettere al centro della scena John Paul Getty III, ossia la persona che possiamo facilmente identificare come vittima della vicenda. E invece questo non avviene. Un po' perché questo Paul se è vittima lo è soprattutto di se stesso e della propria ingenuità, e un po' perché non c'è in effetti un vero protagonista nella puntata.

Conosciamo, tramite una scena che deve essere emblematica ed esagerata per presentarci senza dubbi il personaggio, tale Primo Rizzuto, criminale spietato interpretato da Luca Marinelli. Sarà lui a prendere in consegna il giovane Paul, gestendo in modo più duro il rapimento. Approfondiamo molto meglio il personaggio di Berto, interpretato da Giuseppe Battiston. Si tratta di un ristoratore cui Paul deve molti soldi. C'è un retroscena criminale che viene a galla poco a poco e c'è un giovane che inizia a giocare con un mondo che non capisce del tutto. La particolarità allora è il modo in cui, fino ad ora, Trust mette l'accento su un'ambientazione in cui il conflitto centrale è quasi secondario, come il personaggio rapito, mentre è tutto il resto ad emergere.

Al termine della puntata, in cui non appaiono Donald Sutherland, Brendan Fraser o Hilary Swank (ormai non ci stupiamo di nulla guardando le serie tv, ma rendiamoci conto di quanto questa decisione sia forte), non ne sapremo molto di più sul giovane Paul. E non perché la scrittura sia avida di particolari, o gesti, o momenti di intimità. Anzi, lo vediamo darsi alla pazza gioia, soffrire, fuggire tra i campi, fare progetti con la sua ragazza. Eppure tutto ciò ci arriva come distante, freddo, come se le stesse azioni di Paul non fossero altro che lo strumento necessario a mettere in piedi una storia che funziona su altri livelli, appoggiandosi sulle ambientazioni e sui personaggi secondari. Sono loro le facce su cui la serie gioca per costruire una propria identità.

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