True Detective: Night Country, la recensione dell’episodio 5
Il quinto episodio di True Detective: Night Country parla di conseguenze, come il format della serie prevede, non senza qualche incertezza
E ora parliamo di conseguenze. L’episodio di True Detective: Night Country, prima del finale, si occupa di un tema tradizionale per la serie: ciò che accade quando un’indagine è così grande da segnare un’intera vita. È una puntata fatta di cenere, come la cremazione che ci viene mostrata in apertura, e di attesa. Non che la sceneggiatura si trattenga, anzi, si svelano tanti legami fondamentali. Solo non è ancora dato capire quanto gli elementi più fantastici siano veramente parte del senso finale della storia e non un furbo trucco per aumentare la tensione e il tasso di imprevedibilità ad una storia non così originale come vorrebbe far credere.
Allo stesso modo la sequenza delle proteste da parte della popolazione iñupiat non riesce a rendere l’idea di una comunità reale. I personaggi coinvolti sono sempre gli stessi, gli incidenti coinvolgono solo coloro che stiamo già seguendo, dando l’impressione che i fatti che riguardano la città siano alla stregua di una questione privata. Serve una maggiore preponderanza del caso, dell’imprevisto, della vita della città che colpisce il lineare accumularsi di fatti. Un po’ come nella sequenza in chiusura del secondo episodio in cui un’esplosione di tensione, la cui origine non è più stata approfondita, ha rovinato i piani delle due detective senza coinvolgere direttamente loro famigliari.
La maledizione dei detective arriva anche dalle pressioni esterne. Ted Corsaro (Christopher Eccleston) incarna l’ostacolo più interessante: il potere politico e industriale. I soldi che mettono a tacere, che inquinano le prove, depistano le agenti che si rendono conto di quanto i loro mezzi siano insufficienti. Ecco altre conseguenze: non c’è solo la morte, ma anche l’isolamento sociale, il trovarsi da soli di fronte a delitti enormi intrecciati con l’operato della multinazionale. Non serve scomodare l’orrore cosmico per ricreare il brivido di impotenza e gambe che cedono di fronte a un Golia impossibile da sconfiggere.
Così, grazie anche a un improvviso scontro a tre, ben congegnato nella sua portata drammatica e nelle decisioni rapide che comporta per i personaggi (e per la loro evoluzione) True Detective 4 si avvia lanciato bene verso la sua conclusione. Lo fa ancora una volta con una chiusura ottima a conferma di una regia estremamente capace nel mantenere alta la tensione. Lo fa grazie a colpi di teatro ben girati e spesso impattanti. Una buona sensazione verso la chiusura che tutto sommato fa perdonare molti scricchiolii lungo il percorso. Non c’è stato un finale di puntata sbagliato fino ad ora (mentre il resto è molto meno riuscito). Riuscirà a fare lo stesso con il finale di stagione?