True Detective 2x07 "Black Maps and Motel Rooms": la recensione

A un passo dal finale, alcuni nodi della trama di True Detective si sciolgono

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Spoiler Alert
Si avverte aria di chiusura nell'ultimo episodio di True Detective. Ad un passo dal finale di stagione, i nostri tre detective si nascondono a leccarsi le ferite dopo la fuga precipitosa dalla villa nella scorsa settimana. Tirano le somme dell'indagine, tirano le somme della loro vita, mettono un piede fuori e scoprono di essere completamente scoperti e che nessuno è veramente al sicuro, né chi avrebbe dovuto proteggerli, né loro stessi. Dopo Church in Ruins, anche Black Maps and Motel Rooms è un buon episodio. La storia va più avanti rispetto a come faceva la scorsa settimana, anche se il climax non è altrettanto efficace. La complicatissima, chandleriana matassa di storie imbastite da Nic Pizzolatto appare leggermente più chiara, in attesa del confronto finale.

Succede molto nella puntata. Riconciliazioni improvvise e tradimenti, voglia di riscatto e cadute ad un passo dalla meta. Ani e Ray, i più scoperti del trio, escono fuori dalla stanza del motel nel quale si sono rintanati dopo la fuga dalla villa, solo per poi ritornare in fretta ad esaminare i documenti portati via. C'è un momento di riconciliazione troppo pulito e sereno per questa serie tra Ani e Eliot, e la sensazione che potrebbe esserci ancora qualcosa di non detto tra loro due. Niente vita privata di Ray questa settimana, non dopo lo spazio che le è stato riservato la scorsa settimana. Piuttosto la consapevolezza, casomai ce ne fosse ancora bisogno, che nulla rimane al sicuro e intoccato nella contea, siano essi i bambini o gli uffici più alti della città. Tutto è sporco, tutto è marcio, e anche chi dai piani alti si era esposto per ripulire l'ambiente è destinato a perdere tutto.

A questo punto la missione dei detective, che sempre più appaiono come pedine nelle mani dei giochi più forti, appare disperata. Senza appoggi, senza punti di riferimento, tutto ciò che possono fare è ricadere in loro stessi. Ray è una brava persona? Paul è una brava persona? Ci sono confessioni a bassa voce che si perdono nei punti di sospensione di una caotica stanza da motel, prima di lasciarsi andare ad una scena di sesso che è il punto più basso di un episodio altrimenti ottimo, al pari di quello della scorsa settimana. È solo uno sfogo liberatorio e niente di più, e questo è chiaro, ma è anche piuttosto forzato nella sua costruzione. La tragica sorte di Paul intanto sarà abbastanza intuibile ad un certo punto.

Il personaggio di Taylor Kitsch non è mai stato uno dei punti forti della serie, ma proprio stavolta, chiamato all'appuntamento decisivo con il destino, con la Black Mountain, con i suoi segreti, con la sua integrità di agente, non ha sbagliato. La sua morte è crudele, spietata, cruda. Non c'è onore né grandi frasi, solo la secca realtà che ti sbatte sull'asfalto. La stessa realtà che si abbatte con la forza di un bicchiere di vetro che si schianta su una faccia al rallentatore. È Frank che realizza brutalmente di non aver mai avuto veramente il controllo delle proprie azioni, e che la morte di Caspere è forse l'unico evento fortuito – e probabilmente del tutto accidentale per quanto lo riguarda – in quella che era una truffa organizzata fin dal principio.

Ora mette in atto la sua vendetta, con il capitolo finale dello scontro con Osip rinviato alla prossima settimana e con un Vince Vaughn che – come Taylor Kitsch – finora non aveva convinto del tutto, ma questa settimana ha mostrato un nuovo volto.

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