Tropa de elite

Da fatti realmente avvenuti, la descrizione del lavoro nelle forze speciali della polizia brasiliana, che opera ai limiti della legge. Ambiguo, forte, rozzo e avvincente: di sicuro, non ci si annoia...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloTropa de EliteRegiaJosé PadilhaCast

Wagner Moura, Caio Junqueira, André Ramiro, Maria Ribeiro, Fernanda Machado, Fernanda de Freitas 

Uscita30 maggio 2008

Giorni fa, parlando di Gomorra, rimpiangevamo che, in mancanza di un City of God o de I Soprano, da tale materiale non si fosse potuto tirar fuori almeno un Tropa de Elite. Film furbetto e videoclipparo, in certe parti carente nello script, ma che decisamente non ti fa addormentare (magari anche mettendoti una granata in mano). L'enorme differenza è ovviamente dietro alla macchina da presa, considerando che entrambe le storie sulla carta sono decisamente intriganti (anzi, forse quelle di Gomorra sono anche migliori). C'è chi, in Brasile, ritiene che vicende del genere vadano supportate da un apparato visivo potente e coinvolgente. E c'è invece chi pensa che uno stile documentaristico sciatto sia sinonimo di neorealismo, senza magari considerare l'ottimo lavoro dei direttori della fotografia nelle pellicole di De Sica e Rossellini.

Tropa de Elite può essere amato o odiato, ma di sicuro non lascia indifferenti. Il principale pregio (almeno a parere di chi scrive) è il fatto di non voler spiegare niente o dover giustificare certe cose. I poliziotti travalicano i loro doveri istituzionali e diventano una sorta di gang che si fa giustizia senza rispettare le regole? Bene, nessun moralismo, questa è la realtà, allo spettatore la possibilità di farsi da solo un'opinione. Tutto questo, comunque, senza far finta che certi comportamenti possano essere totalmente positivi, come avviene in tanto cinema americano becero. D'altronde, difficile rimanere indifferenti di fronte ad una madre che ha perso un figlio.

C'è, insomma, una parola molto semplice per descrivere la pellicola: ambiguità. Non è un caso che le scene che rimangono più impresse nella memoria (in particolare quelle nel campo di addestramento), siano anche quelle più ambigue. Il regista è realmente affascinato da certe pratiche? O in realtà ci vuole mostrare come tra poliziotti e trafficanti di droga le differenze non siano poi così marcate? Comunque, la grande tensione che si viene a creare nella pellicola alla fine fa sì che lo spettatore si identifichi nei personaggi. Cosa magari inquietante da un certo punto di vista, ma che dimostra l'efficacia del film...

 
 

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