Trolls 3 - Tutti insieme, la recensione

Rinunciando alla strada del secondo film, Trolls 3 torna all'inizio e al suo senso del kitsch e dell'accumulo libero di gusto e disgusto

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Trolls 3 - Tutti insieme, in uscita nelle sale il 9 novembre

Il vero spirito di Trolls, quello impostato nel primo film e che poi sembrava perso nel secondo, torna qui: il pasticcio kitsch ben organizzato. Lasciando perdere l’idea di percorrere i generi musicali e di fare una specie di educazione musicale, Trolls 3 torna a raccontare una storia molto lineare e semplice per mostrare in realtà una rete di rapporti e di personaggi non allineati e dalle fattezze respingenti. È la versione per bambini dell’estetica camp. Lo sforzo è di quelli ammirevoli: trovare una propria dimensione visiva che traduca per un pubblico mainstream quello che è nato nel mondo underground. Non solo la cultura queer ma anche quella del cattivo gusto di John Waters che qui deve diventare gusto, l’esaltazione del diverso e non allineato, del respingente accanto al bello.

Stavolta la storia è di fratellanza e dopo aver proposto modelli romantici diversi nel primo film ora propone modelli familiari differenti. I due protagonisti, si scopre, hanno una famiglia, Branch ritrova i fratelli con i quali anni prima aveva una boy band, mentre Poppy incontra una sorella perduta (gustosamente annunciata dall’imbarazzo del padre quando Branch incontra i suoi fratelli). E di contro anche i villain sono una coppia di fratelli. L’idea è che ci siano modelli diversi di possibili famiglie, che ci siano fratelli (o sorelle) che vanno traditi, quelli a cui rassegnarsi perché diversi e quelli invece da comprendere.

Ma non è certo per la trama che può avere un senso Trolls, e questo terzo film per fortuna lo sa. Trolls è una questione molto più istintiva e di gusto per le immagini. Qui in particolare i personaggi hanno tutti design diversi (i cattivi ad esempio sono ispirati allo stile dei fratelli Fleischer) e sembrano fatti di materiali diversi. Il classico feltro dei Trolls è accostato al viscido dei Bergen, a cui qui si aggiunge la plastica morbida dei cattivi, ma poi ci sono anche la gomma, il glitter immancabile, il vetro e la lana. Sempre seguendo la filosofia di accumulo kitsch lanciata dal primo film, oltre a design diversi vengono accostati proprio stili di animazione diversi (compresa quella televisiva 2D), livelli di qualità diversi con funzioni diverse. Nulla sembra non avere cittadinanza, tutto può essere incluso.

È una forma di recupero di cultura pop (e del disgusto, come già detto) che solo con maestria visiva e un gran controllo può essere proposta così caoticamente senza che davvero ci sia confusione ma solo una piacevole e folle idea di confusione, Ogni regola in Trolls 3 - Tutti insieme salta, i personaggi vivono con poche regole e il film di conseguenza si muove dando l’impressione di avere poche regole, affiancando scene spesso motivate da istinto. Nei margini e nei confini stretti del cinema mainstream è qualcosa di molto libero. Quando funziona così, Trolls 3 - Tutti insieme  è (a tratti) irresistibile, perché sa come non curarsi della logica e coinvolgere tutti in un ballo irrazionale ma aggraziato, trascinato dal piacere più che dalla narrazione. È quella che sì definisce una vera affermazione politica: non insegnare una lezione ma mostrare che un altro modo di ragionare è possibile, sensato e attraente.

Sei d'accordo con la nostra recensione? Puoi dircelo nei commenti dopo aver visto il film, in anteprima il 1 novembre e poi al cinema dal 9 novembre!

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