Triptych (miniserie), la recensione

Sotto la patina da thriller investigativo, in Triptych si nasconde (ma non troppo) un taglio da telenovela, nel segno della prevedibilità

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La nostra recensione della miniserie Triptych, dal 22 febbraio su Netflix

"Non sarà mica tutta una questione sentimentale?" dice a un certo punto uno dei personaggi a Becca, protagonista di Triptych. La serie messicana disponibile su Netflix non ha certo paura di rendere chiaro il proprio orizzonte con frasi che sembrano dirette allo stesso spettatore, come se le sue immagini non bastassero ad evidenziarlo. Sotto la patina da intricato thriller investigativo, si nasconde (ma non troppo) un taglio da telenovela e il quadro generale non potrebbe essere più prevedibile.

La trama di Triptych

Becca (Maite Perroni) è un'esperta forense della polizia, che scopre l'esistenza di un'altra donna uguale a lei, Aleida. Dopo che quest'ultima rimane uccisa, capisce che era sua gemella, di cui non aveva mai avuto notizie in precedenza. Poco dopo, viene a conoscenza anche di una terza sorella, la cubista Tamara. Decide così di indagare su cosa nasconde il loro passato, facendosi aiutare dal collega Umberto (David Chocarro), con cui ha una relazione sentimentale, e da Julia (Nuria Bages), la psicologa che aveva in cura Aleida. Pian piano emergerà una fitta coltre di segreti, che coinvolge anche il marito di Aleida, alle prese con l'eredità di una ricca società.

Una storia che non manttiene l'attenzione per otto episodi

Triptych si basa dunque su un mistero che tiene avvinghiati i protagonisti e (almeno nelle premesse) lo spettatore, che segue i primi nelle ricerche condividendo lo stesso bagaglio di informazioni. Gli 8 episodi sono però decisamente troppi per l'intreccio complessivo, e così la serie riempie il proprio minutaggio soffermandosi sulla vita privata delle tre donne, in particolare Becca. Umberto è infatti sposato e non sembra intenzionato a lasciare la consorte, pur desideroso allo stesso tempo di continuare la liaison con la collega. Il tira e molla tra i due sembra occupare più spazio rispetto alle indagini, senza coinvolgere molto e senza poi rivelare un effettivo collegamento con la trama principale.

  • Un progetto che rimane sulla superficie

Quello che interessa di più allo show è raccontare la presa di coscienza di Becca e Tamara, cosa nel corso della storia imparano su ste stesse, dando voce a una sensazione che provavano da sempre ma a cui non riuscivano a dare risposta. L'uso delle musiche, che cerca di delineare un'atmosfera intensa, e della voice over, che prova a portare avanti profonde riflessioni esistenziali, finisce però per giocare controcorrente. Nella sostanza si rimane infatti sempre in superficie, e la cornice stride con quanto effettivamente vediamo in scena. Così come è paradossale il cartello iniziale che indica come la storia sia ispirata a fatti realmente accaduti: l'universo delineato da Triptych appare assolutamente finzionale. Solo così infatti possiamo giustificare il tratteggio monodimensionale della maggior parte dei personaggi di contorno (soprattutto Umberto), l'enfasi su sentimenti accessi, certi passaggi meccanici.

Così, a farne le spese è la dimensione thriller. Ricorrendo al motivo dei gemelli (e in questo senso, la trama ricorda molto un romanzo di Ken Follett, Il terzo gemello) la serie Netflix propone piccole e costanti rivelazioni per arrivare al colpo di scena finale. Ma non possono certo sorprendere pallide agnizioni improvvise, quanto più (potenzialmente) scioccanti quanto meno convincenti.

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