Trieste Science+Fiction 2018: The Dark, la recensione

La recensione di The Dark, film presentato all'edizione 2018 del Trieste Science+Fiction Festival

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Justin P. Lange, in collaborazione con Klemens Hufnagl, fonde in The Dark elementi immancabili nei film di zombie con quelli maggiormente orientati verso il dramma psicologico e alle conseguenze di una violenza fisica ed emotiva che lascia il segno nella mente di due giovani il cui incontro getta le basi per una svolta importante.

Mina (Nadia Alexander) è una ragazza non morta che attacca e uccide le sue vittime in un'area abbandonata da cui gli abitanti e i turisti si tengono a distanza, conoscendo la "leggenda" di un mostro spietato che toglie la vita a chiunque si avvicini. La sua più recente vittima, il fuggitivo Josef Hofer (Karl Markovics), nella sua macchina nascondeva però un teenager, Alex (Toby Nichols), che è stato rapito e reso cieco. Mina, che a differenza delle tradizionali storie di zombie è ancora in grado di parlare e ragionare, decide di risparmargli la vita, ritrovandosi però di fronte alla difficile scelta di farlo ritrovare, in modo che possa ritornare dalla sua famiglia, e perdere così l'unico legame umano che è riuscita a stabilire, o tenerlo con sé e porre fine alla propria solitudine.

Il film si apre seguendo i più tradizionali schemi dei titoli horror con una casa, immersa in una foresta, abitata da una creatura potenzialmente mortale e un "mostro" pronto ad attaccare che si nasconde nell'ombra. La sceneggiatura di Lange riesce però a sovvertire le aspettative rendendo chi è colpevole di omicidi e gesti così atroci una vittima le cui motivazioni vengono svelate nel corso della storia. La giovane Nadia Alexander regala un'interpretazione convincente nel ruolo di una ragazza il cui passato l'ha resa ciò che è nel momento in cui viene introdotta sullo schermo e gestisce bene l'evoluzione personale del personaggio dopo l'incontro con Alex. Le prime sequenze in stile horror lasciano infatti spazio a un racconto più orientato verso l'approfondimento psicologico e gli "attacchi" appaiono così quasi fuori contesto in un lungometraggio maggiormente focalizzato su una dimensione maggiormente intima e personale.

The Dark, con le sue immagini fredde e la sofferenza solo apparentemente inespressa dei suoi protagonisti, riesce a sostenersi fino all'epilogo in modo piuttosto efficace, nonostante una prevedibilità che contraddistingue la seconda metà della storia. Gli ultimi minuti, tuttavia, proprio grazie alla performance della sua giovane protagonista che unisce dolore a una feroce speranza, riescono a emozionare, facendo temporaneamente dimenticare i punti deboli della sceneggiatura e di una regia che spesso si rifugia nelle convenzioni visive legate alle opere di genere. Il lungometraggio, così radicato nella vita reale per quanto riguarda le tematiche affrontate, sfrutta in modo originale gli elementi apparentemente horror per puntare l'attenzione sugli orrori reali che spaventano molto più della finzione.

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