Trieste Science+Fiction 2018: Lajko - Gipsy in Space, la recensione
La recensione di Lajko - Gipsy in Space, presentato all'edizione 2018 del Trieste Science+Fiction Festival
Gli eventi raccontati sul grande schermo sono ambientati nel 1957, quando l'Unione Sovietica decide di dare al suo alleato la possibilità di scegliere il cosmonauta che compierà il primo volo spaziale con equipaggio umano. Il candidato perfetto sembra essere Lajkó Serbán (Tamás Keresztes), il primo pilota di etnia Rom e attirato dal sogno di raggiungere le stelle fin da quando era un bambino. Il protagonista viene quindi sottoposto a una serie di prove necessarie a stabilire se sarà proprio lui, o uno dei suoi agguerriti avversari, a partire verso lo spazio, senza sapere che i Sovietici hanno già inviato cinque razzi, senza mai farne tornare indietro uno.
Dopo una parte centrale che mostra Lajko gareggiare contro un monaco buddista, un separatista estone e una donna segnata dagli esperimenti nazisti, l'atto conclusivo della storia abbandona l'atmosfera più leggera e scanzonata per dare maggior spazio alla malinconia nel momento in cui l'astronauta si ritrova a dover lottare per la sopravvivenza.
Non tutte le battute ideate da Balázs Lengyel e Balázs Lovas raggiungono il proprio obiettivo o risultano realmente comiche, e la rappresentazione piuttosto stereotipata dei personaggi secondari rende alcune scene poco digeribili, tuttavia l'approccio ironico a una situazione politica che continua ad avere rilevanza nel presente e agli eccessi che contraddistinguono il desiderio di realizzare i propri sogni rendono il film una visione in grado di intrattenere con una certa intelligenza.