Trieste Science+Fiction 2018: Laika, la recensione

La recensione del film Laika, presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2018

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La storia della cagnetta Laika, inviata nello spazio nel 1957 a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2, viene rivisitata dal regista Aurel Klimt riservando un destino diverso all'animale sacrificato per far compiere al programma spaziale dei passi in avanti.

Il lungometraggio in stop motion, che ha richiesto ben otto anni di lavoro, mostra la simpatica protagonista catturata e consegnata ad un gruppo di scienziati che la sottopongono a una serie di esperimenti, scoprendo che è adatta al viaggio senza ritorno, nonostante il cosmonauta Yuri Leftkin sia geloso perché non sarà il primo a compiere la storica impresa. Laika è però particolarmente intelligente e pronta a tutto pur di salvare i suoi tre cuccioli e coglie l'occasione per pensare a un possibile futuro migliore. Il decollo della capsula spaziale dà il via a una serie di lanci ideati da altre nazioni che portano ulteriori animali, come una scimmia, mucche e maiali su un pianeta abitato da strane creature, tra cui anche un alieno ossessionato dalla riproduzione, che accolgono i nuovi arrivati con calore. A spezzare l'equilibrio sarà ancora una volta l'intervento degli esseri umani che rischia di trasformare quella realtà paradisiaca in un nuovo inferno.

Klimt confeziona un lungometraggio che evidenzia l'arroganza degli esseri umani nei confronti della natura, portando all'estremo la lotta per la sopravvivenza di fronte ad astronauti privi di rispetto nei confronti degli altri esseri viventi, sfruttati solo per i propri scopi senza alcuna considerazione per la loro sofferenza, e delle risorse naturali. Il messaggio a favore dell'ambiente e contro l'assurda rivalità tra nazioni diverse viene trasmesso con una storia ricca di numeri musicali e scene surreali, dando spazio a un umorismo non privo di una forte dose di cinismo e doppi sensi di tipo sessuale.

Tecnicamente Laika è di buon livello all'interno del panorama dell'animazione non statunitense e Laika e i suoi cuccioli sono resi visivamente con una buona attenzione nei confronti dei dettagli, come il pelo della famiglia a quattro zampe. Gli umani, volutamente rappresentati in modo caricaturale, vengono usati in modo ironico per far emergere i lati negativi della società e ironizzare sulla presunta razionalità e superiorità rispetto ad altre nazioni, con divertenti passaggi come le riparazioni compiute a bordo dell'astronave di Yuri e lo scontro finale tra animali e i due cosmonauti.

Il film non è forse memorabile, pur divertendo e affrontando con leggerezza ed efficacia le tematiche al centro della trama, ma ha il merito di regalare poco più di un'ora e venti in grado di intrattenere e far uscire dalle sale gli spettatori canticchiando gli orecchiabili motivetti composti da Marek Doubrava.

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