Trieste Science+Fiction 2018: Laika, la recensione
La recensione del film Laika, presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2018
Il lungometraggio in stop motion, che ha richiesto ben otto anni di lavoro, mostra la simpatica protagonista catturata e consegnata ad un gruppo di scienziati che la sottopongono a una serie di esperimenti, scoprendo che è adatta al viaggio senza ritorno, nonostante il cosmonauta Yuri Leftkin sia geloso perché non sarà il primo a compiere la storica impresa. Laika è però particolarmente intelligente e pronta a tutto pur di salvare i suoi tre cuccioli e coglie l'occasione per pensare a un possibile futuro migliore. Il decollo della capsula spaziale dà il via a una serie di lanci ideati da altre nazioni che portano ulteriori animali, come una scimmia, mucche e maiali su un pianeta abitato da strane creature, tra cui anche un alieno ossessionato dalla riproduzione, che accolgono i nuovi arrivati con calore. A spezzare l'equilibrio sarà ancora una volta l'intervento degli esseri umani che rischia di trasformare quella realtà paradisiaca in un nuovo inferno.
Tecnicamente Laika è di buon livello all'interno del panorama dell'animazione non statunitense e Laika e i suoi cuccioli sono resi visivamente con una buona attenzione nei confronti dei dettagli, come il pelo della famiglia a quattro zampe. Gli umani, volutamente rappresentati in modo caricaturale, vengono usati in modo ironico per far emergere i lati negativi della società e ironizzare sulla presunta razionalità e superiorità rispetto ad altre nazioni, con divertenti passaggi come le riparazioni compiute a bordo dell'astronave di Yuri e lo scontro finale tra animali e i due cosmonauti.