Trieste Science+Fiction 2018: His Master's Voice, la recensione

La recensione del film diretto da György Pálfi intitolato His Master's Voice, presentato al Trieste Science+Fiction Festival

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La ricerca delle proprie origini fa emergere in His Master's Voice, il nuovo film diretto da György Pálfi, una cospirazione governativa che risale a molti anni prima e coinvolge presunti esperimenti scientifici legati a delle armi.
Péter (Csaba Polgár) parte per gli Stati Uniti insieme alla fidanzata Dóra (Diána Magdolna Kiss) nel tentativo di rintracciare il padre che ha abbandonato la sua famiglia partendo dall'Ungheria comunista e non facendo mai ritorno, situazione che ha portato lui e suo fratello Zsolt (Ádám Fekete) a chiedersi fin da bambini il motivo di questo assenza importante nella loro vita.
Il trentenne, dopo aver seguito una lunga serie di indizi, scopre che il padre (Eric Peterson) ha cambiato nome, si è risposato e ha avuto un figlio e una figlia che vivono negli agi. La ricerca è inoltre legata a un presunto programma segreto del governo che molti anni prima avrebbe causato la misteriosa morte per combustione di alcune persone, evento tragico rimasto a lungo senza una motivazione ufficiale.

Prendendo spunto da un romanzo scritto nel 1968 da Stanislaw Lem, il lungometraggio intreccia la dimensione sci-fi con quella del dramma personale, seguendo la prospettiva di Péter agli eventi tramite flashback, sequenze oniriche, allucinazioni e telefonate al fratello disabile. Tra le idee più affascinanti c'è quella della "rimozione", fisica e mentale, dalla propria vita della figura paterna, il cui volto è scomparso dalle tante foto di famiglia e dai ricordi, costringendo il protagonista a inseguire un vuoto che deve essere colmato per rendere completa la sua esistenza. La rabbia che provano i figli abbandonati si rispecchia con intelligenza in quella dei famigliari delle vittime che sono ancora alla ricerca di risposte dopo molti decenni, situazione che fa avanzare la storia su due binari paralleli, personale e collettivo.
Polgár gestisce bene le varie fasi della storia rendendo credibile un personaggio disposto a seguire ogni possibile traccia pur di soddisfare un bisogno di verità e amore che ha contraddistinto la sua intera vita.

Pálfi non rende sicuramente facile l'esperienza degli spettatori passando da creature gigantesche che camminano nude nel deserto a sequenze ambientate nello spazio, passando per laboratori abbandonati, riunioni di famiglia dalle conseguenze tragiche e amori che rischiano di spezzarsi. Il regista riesce comunque a tenere le redini di una trama fin troppo ricca di spunti con bravura e con una certa originalità nell'approccio visivo. L'unione di elementi reali e finzione funziona piuttosto bene e, nonostante un montaggio che rallenta la prima parte della storia e accelera eccessivamente gli eventi che conducono all'epilogo, His Master's Voice rappresenta un film interessante, seppur complesso da seguire, che affronta con originalità temi molto sfruttati nel mondo del cinema e della televisione.

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