Trieste Science+Fiction 2018, Freaks: la recensione
Freaks, la recensione del film presentato al Trieste Science+Fiction Festival
Il film unisce infatti diversi generi, iniziando quasi come un horror che ricorda per atmosfera Quiet Place ed evolvendosi poi in un thriller dai tanti punti in comune con i cinecomic e i classici sci-fi, sfruttando inoltre con grande attenzione le interpretazioni di un cast davvero convincente in cui è presente anche Bruce Dern, autore di una performance ricca di sfumature.
Svelare troppo la trama di Freaks priverebbe lo spettatore dello stupore suscitato dal modo in cui la storia si trasforma seguendo lo sguardo della piccola Chloe sul mondo, grazie anche a inquadrature costruite per aumentare l'immedesimazione e mantenere una visione quasi innocente e senza filtri "adulti" sulle situazioni. Lo script firmato dai due filmmaker è particolarmente brillante nel trovare l'approccio giusto agli eventi e a non delineare mai dei confini troppo netti tra il bene e il male, costruendo una struttura solida e ricca di diramazioni dal semplice e universale concetto del desiderio di protezione che provano i genitori nei confronti dei propri figli, unendovi poi argomenti particolarmente attuali tra cui la paura del diverso e lo sviluppo di ciò che ci rende unici.
Il film, con il suo mix di sfumature dark e leggerezza, riesce a intrattenere con intelligenza e la fotografia di Stirling Bancroft è inoltre ben studiata per aumentare la sensazione di essere all'interno della mente di Chloe, enfatizzando i colori brillanti nelle prime scene girate all'esterno e quelli più scuri e opprimenti all'interno.
Freaks non è privo di difetti e la parte finale avrebbe avuto forse bisogno di qualche taglio in più per aumentarne il ritmo e non smorzare la tensione, tuttavia il risultato finale è al di sopra delle aspettative e ben calibrato per conquistare un pubblico molto ampio, regalando così agli spettatori una delle sorprese cinematografiche dell'anno.