Trieste Science+Fiction 2018: El año de la plaga, la recensione
La nostra recensione del film El año de la plaga, presentato al Trieste Science+Fiction Festival
Al centro della trama c'è Victor Negro (Ivan Massagué), un assistente sociale nerd e reduce dalla fine della sua storia d'amore con Irene (Anna Serradilla), una dottoressa che non riesce realmente a dimenticare nonostante i tentativi dei suoi colleghi, pronti anche a organizzargli appuntamenti al buio con delle potenziali anime gemelle. Proprio mentre l'uomo sembra aver trovato nell'esuberante Lola (Miriam Giovanelli) il feeling giusto, la sua ex lo chiama per chiedere il suo aiuto: in ospedale ci sono due cadaveri identici e che presentano degli elementi misteriosi, mentre intorno a loro le persone iniziano a comportarsi in modo sempre più strano. La causa di questi strani eventi sembra essere una specie di pianta che si sta diffondendo ovunque, causando una "trasformazione" negli esseri umani, con alcune eccezioni.
La sceneggiatura così frammentata non limita la capacità di intrattenere che contraddistingue il lungometraggio, il cui messaggio sociale e la riflessione sui legami umani rimangono comunque superficiali e volutamente sacrificati a favore di una leggerezza che permetta agli spettatori una visione senza particolare impegno.
L'eccessiva retorica dell'epilogo non limita comunque il divertimento e Ferrera gioca con le citazioni senza mai prendersi troppo sul serio, confezionando così un thriller brillante la cui mancanza di ambizione, artistica e tecnica, si rivela in realtà una carta vincente.