Replace, la recensione

La nostra recensione di Replace, film diretto da Norbert Keil presentato al Trieste + Science Fiction Festival

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Il film è stato presentato al Trieste Science + Fiction Film Festival 2017

C'è un po' di Dorian Gray e qualche elemento delle storie di vampiri alla base di Replace, il film diretto dal regista tedesco Norbert Keil attingendo alla tradizione dell'horror ma proponendo una versione rivisitata di tòpoi classici.

Per raccontare quali aspetti dell'esistenza ci rendono umani e ci distinguono come individui, il filmmaker introduce la figura di Kira Mabon, interpretata dall'attrice Rebecca Forsythe, una ragazza bella e giovane che improvvisamente vede la sua pelle seccarsi. La malattia sembra diffondersi sempre di più senza che i medici riescano a capirne le cause o trovare una cura, ma Kira compie però una scoperta piuttosto inquietante: può sostituire la propria pelle con quella delle altre persone, sacrificando così delle innocenti pur di mantenere la propria esteriorità perfetta. Le sue scelte personali diventeranno ancora più complicate quando il suo passato inizia a emergere lentamente, svelando dei segreti rimasti celati a lungo, mentre un nuovo amore si fa strada nella sua vita.

La ricerca della giovinezza assume, nelle mani di Keil, delle sfumature quasi horror durante la rappresentazione dei tentativi della protagonista di contrastare il decadimento fisico; le scene sono infatti particolarmente forti a livello visivo ed emotivo e non risparmiano quasi nulla allo spettatore, aggiungendo inoltre dell'erotismo soffuso al contesto in cui si svolgono gli attacchi fisici.

Il buon approfondimento dell'idea che la memoria del passato e il nostro aspetto fisico contribuiscano in maniera significativa a delineare la nostra identità si scontra però con una storia d'amore superficiale e quasi priva di basi, anche a causa di una recitazione spesso sopra le righe e approssimativa. La presenza dell'icona del cinema horror Barbara Crampton, alle prese con un ruolo chiave purtroppo non valorizzato e non sviluppato a dovere, non equilibra una recitazione di livello medio che nemmeno la figlia d'arte Rebecca Forsythe riesce a rendere credibile e coinvolgente. La regia di Norbert Keil, inoltre, appare altalenante e discontinua, proprio come la storia che alterna passato e presente in modo piuttosto confuso, in particolare nella seconda parte del film che risulta quasi distaccata da quanto accaduto sullo schermo in precedenza.
La sceneggiatura a cui ha contribuito anche Richard Stanley, già autore di Imago Mortis e L'isola perduta, non è priva di fascino e di originalità ed è quasi un peccato che gli spunti interessanti si perdano all'interno di molti passaggi a vuoto e occasioni sprecate, in particolare legate al passato di Kira.
In modo affrettato e caotico Replace conduce in questo modo a un finale che non soddisfa e rimane sospeso tra critica della società e riflessione sulla natura umana, non riuscendo a proporre un approccio chiaro e definito a nessuna delle due dimensioni.

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