Trieste Science+Fiction 2017 - Marjorie Prime, la recensione
La recensione di Marjorie Prime, film che ha aperto l'edizione 2017 del Trieste Science + Fiction Festival
Al centro della trama c'è l'anziana Marjorie (Lois Smith, già nel cast dello spettacolo originale) che trova conforto nella compagnia di un ologramma, chiamato "prime", che ha l'aspetto, e i ricordi, di suo marito Walter (Jon Hamm). La tecnologia ha infatti permesso di "riportare in vita" l'uomo, ricreandone la voce, i gesti e l'aspetto nell'età prescelta dagli acquirenti, in questo caso quello della versione quarantenne.
Il grande punto di forza del film è l'interpretazione ben calibrata e attenta di tutti i membri del cast, tra cui spiccano quella di Jon Hamm, fin dall'inizio in grado di apparire naturale pur rendendo a tratti evidente la sua natura "non umana", e di Geena Davis che sviluppa nel migliore dei modi una parte ricca di sfumature. La struttura narrativa, composta da molti dialoghi e pochi cambi di location, permette però anche a Robbins, con un personaggio solo apparentemente poco rilevante, e alla Smith di mettere a frutto il proprio talento, facendo emergere emozioni profonde e suscitando riflessioni sul confine tra realtà e finzione.
La tecnologia mostrata da Almereyda nel suo film, infatti, si insinua in modo profondo nella vita degli esseri umani e il regista è particolarmente attento nel condurre gli spettatori verso un epilogo che rivela un possibile futuro dai risvolti quasi inquietanti.
Gli scambi tra Walter e l'anziana Marjorie, in cui si ripercorrono le tappe più importanti della loro vita insieme, e successivamente i dubbi di Tess sottolineano inoltre come i confini dell'etica siano in continua evoluzione e l'intera esistenza di un individuo potrebbe essere archiviata e riprodotta come se si trattasse di un programma da eseguire.
La scelta di mantenere la messa in scena in stile teatrale porta a delle sequenze essenziali nelle scenografie e nella composizione delle immagini, lasciando a passaggi più onirici e a dettagli come la pioggia scrosciante che sembra avvolgere di tanto in tanto la casa - rifugio e un po' prigione - o i pochi sprazzi di luce, il compito di enfatizzare le emozioni che si celano dietro la superficie della condivisione di aneddoti e ricordi, mentre il progressivo peggioramento nella salute di Marjorie si scontra brutalmente con l'intaccabile perfezione di Walter Prime, replica inalterabile e idealizzata di una persona che ha lasciato un vuoto forse solo apparentemente incolmabile.
Il risultato finale è così un lungometraggio molto solido e complesso a livello contenutistico, nonostante la mancanza di un approccio registico in grado di distinguersi e offrire una prospettiva non convenzionale sulle tematiche. Marjorie Prime, grazie al suo cast, riesce però a regalare una visione affascinante ed emozionante, dall'ambientazione fantascientifica ma profondamente radicata in quello che da sempre ci rende umani.