Trieste Science+Fiction 2017 - Marjorie Prime, la recensione

La recensione di Marjorie Prime, film che ha aperto l'edizione 2017 del Trieste Science + Fiction Festival

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Michael Almereyda (Cymbeline, Experimenter) torna alla regia con Marjorie Prime, adattamento cinematografico del testo teatrale firmato dal nominato al premio Pulitzer Jordan Harrison.

Al centro della trama c'è l'anziana Marjorie (Lois Smith, già nel cast dello spettacolo originale) che trova conforto nella compagnia di un ologramma, chiamato "prime", che ha l'aspetto, e i ricordi, di suo marito Walter (Jon Hamm). La tecnologia ha infatti permesso di "riportare in vita" l'uomo, ricreandone la voce, i gesti e l'aspetto nell'età prescelta dagli acquirenti, in questo caso quello della versione quarantenne.

Il grande punto di forza del film è l'interpretazione ben calibrata e attenta di tutti i membri del castLa figlia di Marjorie, Tess (Geena Davis) riesce con grande difficoltà a comprendere l'attaccamento della madre per questa presenza nella sua vita, mentre suo marito Jon (Tim Robbins) sembra più ben disposto nei confronti di questa nuova realtà. Il "prime" cerca così di aiutare la donna a mantenere vivi i suoi ricordi nonostante l'Alzheimer stia peggiorando, tuttavia sa solo quello che gli è stato detto, aprendo quindi lo spazio a cambiamenti e manipolazioni del passato.

Il grande punto di forza del film è l'interpretazione ben calibrata e attenta di tutti i membri del cast, tra cui spiccano quella di Jon Hamm, fin dall'inizio in grado di apparire naturale pur rendendo a tratti evidente la sua natura "non umana", e di Geena Davis che sviluppa nel migliore dei modi una parte ricca di sfumature. La struttura narrativa, composta da molti dialoghi e pochi cambi di location, permette però anche a Robbins, con un personaggio solo apparentemente poco rilevante, e alla Smith di mettere a frutto il proprio talento, facendo emergere emozioni profonde e suscitando riflessioni sul confine tra realtà e finzione.
La tecnologia mostrata da Almereyda nel suo film, infatti, si insinua in modo profondo nella vita degli esseri umani e il regista è particolarmente attento nel condurre gli spettatori verso un epilogo che rivela un possibile futuro dai risvolti quasi inquietanti.
Gli scambi tra Walter e l'anziana Marjorie, in cui si ripercorrono le tappe più importanti della loro vita insieme, e successivamente i dubbi di Tess sottolineano inoltre come i confini dell'etica siano in continua evoluzione e l'intera esistenza di un individuo potrebbe essere archiviata e riprodotta come se si trattasse di un programma da eseguire.

La scelta di mantenere la messa in scena in stile teatrale porta a delle sequenze essenziali nelle scenografie e nella composizione delle immagini, lasciando a passaggi più onirici e a dettagli come la pioggia scrosciante che sembra avvolgere di tanto in tanto la casa - rifugio e un po' prigione - o i pochi sprazzi di luce, il compito di enfatizzare le emozioni che si celano dietro la superficie della condivisione di aneddoti e ricordi, mentre il progressivo peggioramento nella salute di Marjorie si scontra brutalmente con l'intaccabile perfezione di Walter Prime, replica inalterabile e idealizzata di una persona che ha lasciato un vuoto forse solo apparentemente incolmabile.

Il montaggio quasi del tutto lineare e la colonna sonora composta da Mica Levi (Jackie) contribuiscono a creare l'atmosfera necessaria a lasciarsi coinvolgere dai dilemmi e dalla determinazione di Marjorie nel cercare di preservare i momenti più belli del suo passato, pur volendone modificare alcuni dettagli come un importante appuntamento reso più romantico in modo classico e convenzionale sostituendo la visione del film Il Matrimonio del mio migliore amico con Casablanca.

Il risultato finale è così un lungometraggio molto solido e complesso a livello contenutistico, nonostante la mancanza di un approccio registico in grado di distinguersi e offrire una prospettiva non convenzionale sulle tematiche. Marjorie Prime, grazie al suo cast, riesce però a regalare una visione affascinante ed emozionante, dall'ambientazione fantascientifica ma profondamente radicata in quello che da sempre ci rende umani.

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