Alone, la recensione

La nostra recensione di Alone, film diretto da David Moreau presentato al Trieste + Science Fiction Festival

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Il film è stato presentato al Trieste Science + Fiction Film Festival 2017

David Moreau, dopo il remake di The Eye e la commedia 20 anni di meno, ritorna dietro la macchina da presa per firmare l'adattamento cinematografico della graphic novel Seuls - Alone di Fabien Vehlmann e Bruno Gazzotti.

Al centro del progetto c'è l'idea, più volte esplorata dagli artisti in ogni campo, di scoprire cosa accadrebbe se ci si risvegliasse in un mondo desolato in cui il resto dell'umanità sembra essere scomparsa nel nulla. La protagonista è Leila, una sedicenne che sta affrontando un periodo difficile in famiglia, alle prese con una casa e una città incomprensibilmente disabitate. Dopo lo sconforto suscitato dall'ipotesi di essere l'unica sopravvissuta a un qualche tipo di disastro, Leila incontra finalmente altri quattro ragazzi: Dodji, Yvan, Camille e Terry. I cinque iniziano a esplorare il mondo che li circonda, scoprendo però di non essere in realtà soli e di essere in pericolo, dovendo quindi lottare per la sopravvivenza.

L'approccio alla storia risulta piuttosto originale, rivolgendosi prevalentemente a un pubblico adolescenziale e molto giovane in grado di riconoscersi nelle situazioni e nelle emozioni provate dai protagonisti, mostrandone la diversa reazione all'evento inspiegabile. La sceneggiatura di Alone, tuttavia, inizia a indebolirsi nella seconda parte del lungometraggio quando vengono introdotte in successione delle svolte narrative, tra rivelazioni e introduzioni di nuovi personaggi, che non appaiono abbastanza solide da risultare convincenti all'interno di un contesto fin troppo ricco di elementi, nessuno dei quali realmente approfondito e in grado di mantenere avvolto dal mistero il segreto al centro dell'epilogo. Senza effetto sorpresa, gli ultimi minuti, caratterizzati da un finale aperto, appaiono così poco convincenti e privi della giusta tensione emotiva e narrativa.

Moreau compie comunque un buon lavoro alla regia gestendo con bravura un cast molto giovane, la cui inesperienza emerge solo a tratti, e sfruttando in modo affascinante le location, scelte con bravura per rappresentare il senso di desolazione e solitudine necessario. A rendere complicato il suo lavoro sono però la mancanza di equilibrio tra i vari personaggi che, escludendo Leila, sono abbozzati in modo approssimativo rendendo complicato agli spettatori comprendere le motivazioni alla base delle loro azioni o le reazioni di fronte ai pericoli o alla possibilità di salvarsi, e le sequenze d'azione che evidenziano i limiti del budget a disposizione. Tra gli aspetti meno convincenti si deve inoltre citare anche la fotografia fin troppo fredda e priva di sfumature, quasi in totale contrasto rispetto alla storia a fumetti. L'adattamento per il cinema, quasi privo di leggerezza, si allontana molto dalla storia raccontata tra le pagine e dallo stile di Vehlmann e Gazzotti, cercando una propria identità dalle buone potenzialità non del tutto sfruttate.
Alone è però in grado di ritagliarsi un proprio posto all'interno della ricca lista di progetti a sfumature sovrannaturali grazie alla sua capacità di rappresentare delle tematiche universali attraverso lo sguardo di un gruppo di ragazzi dalle esperienze molto diverse e provenienti da differenti background sociali, rendendo possibile delineare un quadro piuttosto ampio delle possibili reazioni all'apocalisse.

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