Tribes of Europa (prima stagione): la recensione

Gli spunti non mancano, il linguaggio è riconoscibile, ma Tribes of Europa è solo un'apocalisse come tante

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Tribes of Europa non inventa nulla di nuovo. Ogni post-apocalisse è il riflesso più o meno opaco delle mille e più che sono state narrate in precedenza, e arrivati a un certo punto si possono solo contare i riferimenti. Questa serie tedesca di Netflix, per esplicita ammissione del suo autore, ne ha molti. Da questa amalgama di elementi visivi e narrativi già visti non emerge tuttavia mai una vicenda che ha la personalità adatta ad andare oltre i suoi riferimenti per raccontare una storia forte. Gli spunti non mancano, il linguaggio è riconoscibile, ma Tribes of Europa è un'apocalisse come tante.

La storia si mette in moto secondo canali che ci sono immediatamente familiari. C'è una comunità che vive ai margini del mondo, autoesclusa dai conflitti del mondo esterno. La definiscono la mancanza di tecnologia e la semplicità. In questa ambientazione piove letteralmente dal cielo un artefatto che innesca il meccanismo narrativo. Si tratta di una scatola – puro MacGuffin fino alla scena finale – che lancia i destini di tre personaggi su sentieri diversi legati ad essa e alle conseguenze di quel che accadrà. Kiano viene fatto prigioniero, Liv si lancia al suo inseguimento, Elja viaggia portando con sé l'artefatto.

Tribes of Europe è una produzione tedesca high concept, almeno sulla carta, che cerca di raccogliere il successo di Dark, con cui condivide parte del team produttivo. Tuttavia se fin da subito Dark riusciva a comunicare l'idea di un altrove fantascientifico con personalità e stile, Tribes of Europa forse cerca di fare troppo. La prospettiva continentale dell'ambientazione sembra troppo ampia per essere abbracciata dall'intreccio e dal worldbuilding essenziale della serie, che nella sua prima stagione conta su appena sei episodi. Non che si pretenda di raccontare tutta l'Europa, ma dato che il titolo della serie è quello...

Nel suo piccolo la serie racconta una serie di variazioni sulla fine del mondo. C'è tanto Mad Max, ma sorprendentemente non solo nei veicoli dei capitoli più noti, ma anche nell'idea della Sfera del tuono e nei nuovi colossei che sorgono in un mondo allo sfacelo. La gestione dell'intreccio mantiene un ritmo basso e dopo aver instradato tutti i personaggi sul loro cammino si sofferma a raccontarne l'evoluzione in un nuovo ambiente. Ognuno di loro verrà più o meno cambiato dalle esperienze che affronterà, ma va detto che ad un certo punto potrebbe subentrare una certa stanchezza nelle loro storie.

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