Triage - La recensione

1988, Kurdistan. Due fotoreporter documentano l'offensiva curda contro gli iracheni, ma qualcosa va storto. Se il buongiorno si vede dal mattino, è difficile sperare in un Festival di Roma straordinario dopo un'apertura così mediocre...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloTriageRegiaDanis Tanovic
Cast
Colin Farrell, Paz Vega, Christopher Lee, Jamie Sives, Branko Djuric, Kelly Reilly
Uscita27 novembre 2009
 

Ormai, è sempre più difficile smentire Marco Muller, patron al Lido, quando sostiene che al Festival di Roma arrivino gli scarti di Venezia. Questo Triage sembra una conferma decisa alla (poco elegante, ma veritiera) affermazione, considerando che si tratta di una pellicola non bruttissima, ma decisamente mediocre e senza grandi ragioni di essere, non proprio il modo migliore di lanciare una manifestazione dal budget notevole.

Triage è la classica pellicola con tante buone intenzioni, ma dai risultati insoddisfacenti. Si vede chiaramente che Danis Tanovic (premio Oscar per No Man's Land) conosce bene la materia bellica per averla vissuta personalmente. Il problema è che, a differenza del suo amatissimo film del 2001, non riesce a trovare il modo migliore di raccontarla.

All'inizio, si respira anche un clima interessante, con un buon uso del paesaggio (peraltro, il budget è chiaramente ridotto all'osso, ma sfruttato discretamente) e soprattutto una maniera convincente di raccontare il conflitto. A questo riguardo, il personaggio del dottore, che avrebbe potuto facilmente diventare eccessivo/macchiettistico, è molto ben tratteggiato, anche se con un filo di didascalia.

Purtroppo, dal ritorno in Patria il film inizia a perdere di interesse, come se, involontariamente, il regista ci volesse dire che l'Occidente sia meno interessante e difficile da raccontare del Kurdistan, per via delle ferite interiori che bisognava descrivere, ben più complesse di quelle fisiche. Tutto ruota intorno a un mistero (che ovviamente poi non è difficile da capire e abbastanza deludente per la mancanza di coraggio), ma il modo in cui ci viene presentato è decisamente poco avvincente.

A questo riguardo, la pellicola crolla definitivamente con l'entrata in scena (peraltro assolutamente illogica) di Christopher Lee, che non perde tempo a dare 'spettacolo' con un personaggio assolutamente sopra le righe e talmente geniale da capire la verità con solo un paio di discorsi con il suo 'paziente'. Peccato, perché la prova di Colin Farrell nella prima mezz'ora meritava decisamente di più. Semplicemente uno spreco invece il personaggio (e la prova) di Paz Vega, che avrebbe potuto fornire un punto di vista molto interessante alla vicenda, ma che non ha tempo e modo di farlo.

In definitiva, un classico film che, senza scendere ad abissi di bruttezza enormi, è talmente poco riuscito che sicuramente verrà dimenticato in fretta. Una frase che si potrebbe utilizzare per diversi titoli presentati a Roma in questi 4 anni...

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