Trees vol. 1/B: In ombra, la recensione
Abbiamo recensito per voi il volume 1/B di Trees, scritto da Warren Ellis, disegnato da Jason Howard e pubblicato da saldaPress
Nel primo capitolo del primo atto di questa saga, futuristica quanto distopica, abbiamo appreso come dieci anni prima rispetto al presente della narrazione dei misteriosi e giganteschi artefatti di origine aliena sono atterrati sul pianeta Terra, con una distribuzione omogenea tra i vari "angoli" del globo. Questi obelischi, diversi tra loro per dimensioni e forma, ma comunque tutti simili per struttura, sono stati ribattezzati Alberi dalla razza umana, che improvvisamente ha dovuto fare i conti con un'invasione da parte di esseri provenienti da chissà quale punto dell'infinito universo. Negli anni, però, gli Alberi sono rimasti relativamente inerti, producendo però dei fiori neri dalle caratteristiche più artificiali che organiche. Gli umani, quindi, si sono sostanzialmente abituati alla presenza di tali artefatti, convivendoci, anche se le zone più limitrofe agli stessi hanno subito delle significative modificazioni "climatiche" di eterogenea natura. Il perché delle virgolette è presto detto: attorno a ogni albero non è cambiato il clima atmosferico quanto quello umano, poiché si sono sviluppati dei tipi di società multiformi e dotati di un profilo unico sulla scena mondiale. In Cina, per esempio, si è venuta a creare un centro che accetta ogni tipo di attitudine comportamentale, specie sessuale, senza discriminazione alcuna, attirando conseguentemente alcune delle menti più particolari, geniali e artistiche delle zone adiacenti, mentre di contro, in Italia (nello specifico a Cefalù, in Sicilia) si è venuta a creare una società di stampo neo-fascista, che integra al suo interno anche una mentalità di stampo mafioso. Impossibile dunque non pensare che gli Alberi stiano in qualche modo, e silenziosamente, influenzando gli esseri umani che ci vivono attorno.
Inoltre, ci sono i disegni del giovane e più che promettente artista americano Jason Howard, che con il suo stile sporco e graffiante conferisce grande carica visiva a ogni pagina, rendendo ancora più pungenti i testi di Ellis. Nonostante il tratto dell'artista sia molto marcato e quasi aggressivo, il risultato finale è comunque elegante e armonico, così come ci viene presentato uno storytelling sempre molto lucido e chiaro.