Transfomers One, la recensione: il reboot animato è la cosa migliore che potesse succedere al franchise

La recensione di Transformers One, il nuovo reboot della saga diretto da Josh Cooley, al cinema dal 26 settembre.

Condividi

Nessun film per bambini fatto bene è "solo" un film per bambini. Trattare il tuo pubblico da stupido - anche se quel pubblico è in età da elementari - non può portare a buon cinema. Transformers One mostra di saperlo proprio mentre sceglie di tornare a rivolgersi al target originario del franchise: i piccoli appunto, che i film di Michael Bay avevano lasciato indietro rispetto agli adolescenti, più affascinabili da quell'idea "donne e motori" tipica dei Fast and Furious, Never Back Down e altri prodotti al maschile anni 2000. Transformers One azzera tutto, anche il riavvio di Bumblebee e Il risveglio, per rifare daccapo la origin story di Optimus Prime, Megatron e della loro eterna guerra tra Bene e Male. E un po' per pregiudizio su questa virata infantile, un po' verso un franchise già sfruttato fino all'esasperazione, nessuno si aspettava che potesse farlo così bene.

Quello che convince è come in Transformers One il ritorno all'animazione e a un target più piccolo (evidente in un paio di gag non proprio raffinatissime) non si traduca in un film riciclato, sciatto nella realizzazione tecnica o nella scrittura "tanto i bambini non ci fanno caso". Invece lo stile visivo, il ritmo, le svolte di trama, hanno sì quella semplicità e leggibilità che ci vuole (e che rimanda alle serie animate, fin dagli anni '80) ma non rinunciano a osare e impegnare lo spettatore: la caratterizzazione visiva di Cybertron e dei suoi abitanti è curata e convincente, soprattutto i personaggi principali (meraviglioso il mantello logoro del vecchio saggio Alpha Trion). E l'azione è dinamica e coloratissima senza mai stuccare o risultare incomprensibile (capito Bay?).

Ciò che tiene insieme tutto, e che per usare uno stereotipo "permette agli adulti di divertirsi quanto i bambini", è una scrittura molto più attenta e tridimensionale del previsto. Sempre ricordandosi il target principale, gli sceneggiatori costruiscono un racconto di origini che scorre benissimo avendo anche la capacità di dire qualcosa. Probabilmente per uno studio preciso, l'umorismo da buddy movie di tutta la prima parte ricorda quello di Robots (2005) o Zootropolis (2016), ottimi esempi animati di come costruire società non-umane accattivanti, fondendo chiave comica e toni più cupi.

Ancor più sorprendente, Transformers One è un film che parla di sfruttamento del lavoro, inganno politico, accordi tra potenze a spese delle classi subalterne, e che riesce a infilare in un film per bambini il dilemma diplomazia/violenza, dove si dividono Optimus e Megatron come Professor X e Magneto (altra chiara ispirazione) prima di loro. Transformers One, insomma, prende sul serio il tema dell'eroismo e della violenza, ci tiene a delineare i suoi personaggi oltre la banale iconografia Bene vs Male che già conosciamo, facendo sì che quei concetti vogliano dire qualcosa di concreto pur mantenendo la semplicità tipica del franchise. Verso la fine allora l'esplodere del conflitto tra i due ex-amici non è solo un momento solenne di effetti speciali: contiene qualcosa, quindi emoziona.

Continua a leggere su BadTaste