Tramezzino, la recensione
Con Tramezzino, Bacilieri ci accompagna in un viaggio affascinante tra le bellezze nascoste di Milano
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
In un’intervista di qualche anno fa, Paolo Bacilieri ci parlava del suo grande amore per la città di Milano, in particolare per l’architettura sviluppatasi nel secondo dopoguerra. Il desiderio di rappresentarlo in tutte le sue molteplici sfaccettature ha fatto sì che il capoluogo lombardo accompagnasse diverse opere del fumettista veneto, da Fun a Palla, fino al recentissimo Ettore & Fernanda. In Tramezzino, volume pubblicato da Canicola Edizioni lo scorso ottobre, Bacilieri ribalta i tradizionali ruoli portando al centro della scena la città stessa.
Mentre la più classica delle storielle scorre via senza lasciare strascichi particolarmente drammatici, la nostra attenzione viene catturata dall'affascinante spaccato di Milano che Bacilieri racconta tramite la sua edilizia. Sapientemente, l’artista veronese rifugge le immagini da cartolina – sebbene l’amata Torre Velasca faccia capolino – o le classiche vedute sul patrimonio artistico. In Tramezzino, veniamo condotti nelle zone periferiche, caratterizzate da architettura brutalista, costruzioni anonime, balconcini pieni di piante e una vita ordinaria scandita dalla solita routine.
Sono pochi gli artisti che possono vantare uno stile tanto personale, in continua evoluzione e sempre alla ricerca della soluzione più espressiva possibile. Ogni tavola di questo spillato andrebbe incorniciata e ammirata a lungo per la dovizia di particolari ed emozioni che è in grado di catturare.
Sarebbe affascinante potersi sedere fuori a un bar, di quelli che imperterriti si ergono a baluardi di una stagione che non esiste più, e sfogliare Tramezzino come si fa con un qualsiasi quotidiano, lasciandosi trasportare dalle stesse voci e dagli stessi suoni che si susseguono in queste pagine. Ecco, l’opera di Bacilieri è come una giornata vissuta così, seduti o a passeggio per questi luoghi: come turisti, alziamo lo sguardo e restiamo estasiati da quello che riusciamo a rubare da ogni scorcio di vita che, senza volerlo, trapela dalle vetrate dei casermoni in cemento armato.
Nel riconoscere a Canicola il coraggio di aver portato sul mercato un prodotto fuori dagli schemi e dalla qualità così elevata, rimarchiamo la bellezza di un’opera che è una vera e propria dichiarazione d’amore a una città che ha saputo accogliere un artista e donargli un vasto immaginario di luoghi e storie.
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